Page 96 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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ROMAIN H. RAINERO
politico a lungo termine, ma come risultato di successivi compromessi tra
le diverse strategie britanniche e americane". 0 ) L'osservazione dell'Aga
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Rossi è ulteriormente sottolineata dal Di Nolfo che ricorda la totale disar-
monia delle "scadenze" date dagli alleati alle autorità italiane per con-
cordare una resa. Il rappresentante britannico nel mediterraneo Harold
Macmillan scriveva infatti nel suo diario alla data del 30 luglio: "Abbia-
mo concesso agli italiani un pò di riposo dai bombardamenti. Dal Quar-
tier Generale è partito un messaggio soft che dice: Ben f11tto, re Ben fatto,
popolo. Vi siete liberati di Mussolini e del fascismo. Bene. Forza avanti,
fate il necessario". Badoglio avrebbe goduto di un intervallo molto breve,
una settimana, e poi gli sarebbe stato detto: "Bene, la settimana è passa-
ta? Che fa il re? Che cosa si prepara a fare Badoglio? Muovetevi o andate-
vene. Siete stati oziosi, perciò noi dobbiamo essere solerti. Bombarderemo
Genova, Napoli, Bologna, Milano, Torino, Roma. E non sarà colpa no-
stra. Sarà colpa del re e di Badoglio". Ma il 31 luglio Eisenhower indiriz-
zò via radio un discorso agli italiani "Vi inviamo un monito solenne ...
Il tempo dell'attesa è terminato. Preparatevi. L'offensiva aerea ricomince-
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rà presto sul serio, giorno e notte ... ". 0 ) L'osservazione delle varie date
delle dichiarazioni ci porta a meditare circa l'armonia tra gli stessi alleati
dove i tempi non paiono coincidere con le conseguenze drammatiche per
gli italiani e per l'andamento della guerra nella penisola. Da una parte
sembra che ci sia ancora tempo ed in questo senso si muovono i primi
passi per una trattativa di armistizio (il 3 agosto a Lisbona vi sono già
dei diplomatici italiani incaricati di trattare) e dall'altra si dichiara che
oramai il tempo è scaduto, e quindi la ripresa delle attività di bombarda-
mento sulle città italiane era decisa 'per colpa' delle inadempienze italiane
agli appelli degli alleati. Infatti malgrado l'evidente difficoltà del governo
Badoglio di avviare rapidamente una trattativa con gli alleati, tramite la
Santa Sede o Lisbona, i bombardamenti nel periodo 26 luglio - 8 settem-
bre subirono un crescendo impressionante: città importanti quali Livor-
no, Napoli, Milano, Genova, Torino, Roma, Bologna e Salerno, ma anche
centri modesti vennero fatti oggetto di sistematici bombardamenti che pro-
(15) E. Aga Rossi, "La politica degli Alleati verso l'Italia nel1943", in Storia Contempora-
nea, 1972, n. 4, p. 866. E. Di Nolfo, Le paure e le speranze degli italiani (1943-1953),
Milano, Mondadori, 1986, p. 41.
(16) E. Di Nolfo, op. cit., p. 41.
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