Page 94 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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               della  "guerra continua"  che  il  primo proclama badogliano  escogita  spe-
               cialmente a destinazione delle autorità germaniche politiche e militari. Pur
               tuttavia, come le ricerche di Schroeder hanno da tempo chiarito, le autori-
               tà tedesche,  da  Hitler  a  Goering e a  Goebbels,  "erano tutti  della  stessa
               opinione:  Badoglio  non era disposto  a  continuare la guerra a  fianco  dei
               tedeschi ma intendeva tradire la Germania e far uscire l'Italia dalla guerra
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               mediante trattative di pace o con la  capitolazione ... " .0 > E questa convin-
               zione la ebbero fin dal 26 luglio; da qui derivava, malgrado le assicurazio-
               ni italiane che non ebbero la sorte di sconfiggere le diffidenze germaniche,
               gli  ordini di attuare attraverso opportune affluenze di  truppe nel territo-
               rio italiano con il pretesto di alimentare il fronte comprese nella cosiddetta
               "operazione Schwarz". Contro questi propositi germanici, certo prevedi-
               bili, le autorità militari e politiche italiane non avevano previsto alcun piano
               militare, riservando esse il ricorso all'Esercito soltanto in funzione dell'or-
               dine pubblico. E questo atteggiamento a prima vista inspiegabile può solo
               essere  capito  soltanto  nel modo incerto e casuale  col  quale si  addivenne
               alla  caduta di  Mussolini e " nell'incapacità,  da parte dei  responsabili,  di
               porsi con serietà e coerenza il problema dei rapporti con i tedeschi. Non
               è del resto improbabile che,  al momento stesso  dell'esecuzione del colpo
               di stato,  i responsabili italiani pensassero di potersi risparmiare un con-
               fronto con gli alleati attenendone il consenso per un ritiro concordato del-
               l'Italia dall'alleanza o ancor meglio  adoperandosi per uscire dalla guerra
               insieme ai  tedeschi  stessi" _(13)  E non si  creda che  queste idee fossero  pe-
               regrine o non autorevoli: le memorie di molti capi militari italiani dell'e-
               poca confermano questa idea di continuità nella rottura dell'alleanza pur
               orientandosi verso una pace concordata con gli anglo-americani. Il gene-
               rale  Mario Roatta,  Capo di  Stato  Maggiore  dell'Esercito  non esitava,  in
               una memoria del gennaio  1944, ad affermare "Noi (lo  S.M. e i comandi
               dipendenti) non eravamo allora affatto orientati ad un conflitto con la Ger-
               mania  e  neppure  ad un semplice  distacco  da  essa". Ed  il  Vice  Capo  di
               S.M. generale Francesco Rossi a ribadire: "A quell'epoca si pensava anco-
               ra  di continuare la guerra contro gli  anglo-americani"; infine il generale
               Vittorio Anbrosio, Capo di S.M.  a ricordare che "(fino al  15  Agosto) noi
               non  eravamo  decisi  a  giungere  all'armistizio  con gli  alleati ...  " .



               (12)  ]. Schoeder, "La caduta di Mussolini e le contromisure tedesche nell'Italia centrale
                   fino alla formazione della RSI", in L'Italia fra tedeschi e alleati, a cura di R. De Feli-
                   ce,  Bologna,  Mulino,  1973,  p.  145.
               (13)  Si  veda  al  riguardo  l  45  giorni,  op.  cit.  p.  150 e  R.  Zangrandi,  op.  cit.









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