Page 95 - L'Italia in Guerra. Il quarto anno 1943 - Cinquant’anni dopo l’entrata dell’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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IL 25 LUGLIO: I QUARANTACINQUE GIORNI 95
Chiaramente, a questo punto si può parlare di confusione e di evi-
dente distacco tra le varie parti dell'Italia della quale la più 'nuova', quel-
la politica emersa dopo il 25 luglio aveva le idee assai più chiare delle
autorità centrali siano esse politiche, il governo e la corona, siano esse mi-
litari. E dall'insieme di queste contraddizioni condizionate dalla rapida
evoluzione negativa degli eventi militari non poteva non andare in rotta
di collisione l'insieme delle autorità di questa Italia dei 45 giorni. La con-
fusione può considerarsi ancor accresciuta dall'altro elemento che abbia-
mo ricordato e cioè gli anglo-americani che con tenacia indicavano all'Italia
e agli italiani la loro buona disposizione a concludere senza indugio con
essi un accordo di pace. L'appello del 29 luglio lanciato agli italiani dal
Comandante in Capo delle Forze Alleate nel mediterraneo, generale Ei-
senhower era un chiaro invito al dialogo dopo la caduta del fascismo:
''Noi ci compiacciamo col popolo italiano e con Casa Savoia per essersi liberati
di Mussolini, l'uomo che li ha coinvolti in guerra come strumento di Hitler
e li ha portati sull'orlo del disastro. Il più grande ostacolo che divideva il popo-
lo italiano dalle Nazioni Unite è stato rimosso dagli italiani stessi. Il solo osta-
colo che ora rimane sulla via della pace è l'aggressore tedesco. Voi volete la
pace; voi potete avere la pace immediatamente, e una pace alle condizioni ono-
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revoli che i nostri governi vi hanno già offerto ... " . 0 l
L'appello del Capo Supremo delle Forze Alleate era chiaramente un
documento di propaganda e tale si doveva rivelare nel prosieguo della vi-
cenda. Da una parte vi era una valutazione certamente discutibile sulle
origini e sul vero impatto dell'evento del 2 5 luglio a proposito del bino-
mio popolo-casa Savoia; e dall'altra vi era una vera e propria dichiarazio-
ne falsa quanto alle "onorevoli condizioni" che gli alleati avrebbero riservato
all'Italia nel caso di un armistizio separato. Si trattava senza alcun dubbio
di una mossa politica volta a convincere il governo del maresciallo Bado-
glio a compiere ciò che sembrava l'implicita prosecuzione del discorso del
mutamento di regime e cioè la ricerca, ad ogni costo, del ritiro dell'Italia
dal conflitto in corso. Ma a questo punto bisogna osservare che questa
posizione di Eisenhower non fu ben concordata con i suoi stessi alleati:
molti documenti dimostrano inequivocabilmente che vi furono da parte
britannica e da parte americana una serie di discrepanze dovute al fatto
che "la campagna d'Italia era iniziata senza alcun piano né militare né
(14) M. Toscano, Dal 25 luglio al/'8 settembre, Firenze, Le Monnier, 1966, p . 177.
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