Page 132 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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              lunque considerazione politica, tutti erano piuttosto diffidenti nei confronti
              del potere sovietico. E Prunas stesso, secondo Roberto Gaja, appariva piut-
              tosto "angosciato" nel prospettare una tale politica. Ma tutti, eccetto uno,
              si  sarebbero poi pronunciati per la  ripresa delle  relazioni con Mosca.<35)

                   Sembra che Badoglio abbia inizialmente stentato a condividere la lo-
              gica politica prospettata da Prunas. Lo stesso Badoglio avrebbe poi scritto
              di essersi incontrato con Visinskij, quando il Comitato Consultivo per l'I-
              talia  arrivò  a  Napoli,  e di  avergli  manifestato  il  desiderio  di  riprendere
              le relazioni con Mosca. E scrive anche di aver avvertito gli anglo-americani,
              informandone il gen.  Kenyon Joyce,  vicecapo della Commissione Alleata
              di  Controllo.  <36>
                   Il  re,  invece, espresse minori difficoltà ad entrare nell'ordine d'idee
              sostenute da Prunas. Vittorio Emanuele III aveva una visione settecente-
              sca  della  politica. "Noi Savoia  - ebbe a dire Vittorio Emanuele III a  Ro-
              berto Gaja - siamo passati attraverso tante traversie, che quello che succede oggi
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              è niente rispetto a quello che vide  Vittorio Amedeo Il" .<3 > Roberto Gaja era sta-
              to  ricevuto  dal  re  poco  dopo il  suo  ritorno  dalla  Corsica,  dove  egli,  ap-
              punto, era console generale. Nel corso dello  stesso  colloquio, il  re  chiese
              allo  stesso  Gaja se  i corsi  serbavano  riconoscenza  ai  Savoja  per il  reggi-
              mento inviato all'epoca di Pasquale Paoli. Altro tipico tratto della menta-
              lità di Vittorio Emanuele III. Purtroppo, nel 1943-1944 non si combatteva
              una qualsiasi guerra, come appunto ai tempi di Vittorio Amedeo Il, quando
              i suoi soldati, per dirla con Carlo Arturo ]emolo, "mai si sarebbero preoccu-
                                                                                 8
              pati di  ciò,  che  il/oro  duca  volgesse  le  spalle  alla  Francia  o all'Impero ... " .<3 >
                   Ma cerchiamo di  definire i contenuti della  politica che  fu  alla  base
              della  "svolta di  Salerno" . Non si  trattava della  ricerca  della  tradizionale
              politica  di  equidistanza  tra Londra e Mosca,  pietra  miliare di  Salvatore
              Contarini, come ci vorrebbe far credere Roberto Cantalupo. Il Regno del
              Sud, privo di qualsiasi autonomia internazionale non aveva la forza di pro-
              porre nessuna politica di equilibrio, tantomeno di negoziarla. L'obiettivo
              che Prunas cercava di cogliere era di politica interna, prima che interna-


              (35)  Cfr. M. Toscano, "La ripresa delle relazioni diplomatiche fra l'Italia e l'Unione So-
                   vietica nel corso della seconda guerra mondiale", in: Pagine di Storia diplomatica con-
                   temporanea, vol.  Il,  Giuffré,  Milano,  1963,  p.  326,  n.  50  bis.
              (36)  P. Badoglio, L'Italia nella Seconda Guerra Mondiale,  Mondadori, Milano, 1946, p.  164.
              (37)  Testimonianza  di  Roberto  Gaja  all'A.,  7  febbraio  1984.
              (38)  C.  A.Jemolo,  "La  battaglia che  non fu  data", in  Il Ponte, a. III, N .  11-12 (1947),
                   p.  975.








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