Page 285 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               del Lavoro.  Persino Luigi Bolla, esponente della  componente "apolitica"
               e  "laica"  della  Repubblica  sociale,  esprimeva  nel suo  diario alcune  per-
               plessità  sugli  effetti  del  decreto: "Certo  (il  decreto-NdA)  sarebbe  necessario
               attuarlo  con  cautela  e con  gradualità  (non  con  lentezza) per evitare gravi perdite
                                                                                 26
               nel settore produttivo e per impedire che  esso porti troppo  vicino  al bolscevismo". < )
               Ma i socializzatori trovarono nel Partito Fascista Repubblicano e nel suo
               Segretario Pavolini i più tenaci oppositori laddove tentarono di scorpora-
               re l'organizzazione sindacale dal controllo del PFR. La socializzazione ba-
               sava il suo principio basilare, la partecipazione dei lavoratori alla gestione
               delle  aziende,  sulla  Confederazione Generale del  Lavoro,  della Tecnica e
               delle Arti.  I  "Sindacati comunali delle  singole  categorie",  confederati al-
               l'unica organizzazione sindacale riconosciuta dal Governo, avrebbero sti-
               lato  le  liste  uniche  per  le  votazioni  dei  rappresentanti  nei  Consigli  di
               gestione. Il collegamento tra l'organizzazione sindacale ed il Partito a vreb-
               be dato a quest'ultimo il potere d'inserirsi nelle decisioni delle assemblee
               dei lavoratori, pregiudicando il principio democratico tanto caro alla "si-
               nistra sindacale". A Milano, Genova, Torino si ebbero di conseguenza ten-
               tativi da parte di alcuni dirigenti sindacali locali di svincolare le varie Unioni
               dal Partito fascista, suscitando le irritazioni di Pavolini che intervenne per
               ripristinare il controllo del Partito. L'ostilità di Pavolini e delle gerarchie
               del Partito avrebbe quindi contribuito a quell'assenza di una "seria orga-
               nizzazione di propaganda" che Manunta individua come ultima, ma non
               meno dirompente causa del sostanziale fallimento del decreto. Accolta fred-
               damente dai lavoratori, osteggiata dai tedeschi e dagli  imprenditori e sa-
               botata da alcuni dirigenti della RSI, lit socializzazione - come la costituente
               - sarebbe rimasta una fatale chimera mai raggiunta, un mero feticcio  da
               innalzare come dimostrazione della buona fede  e dei  buoni propositi del
               debole  Governo  di  Gargnano.
                   Il  13 gennaio,  nel  corso  di  quella  quinta riunione del Consiglio  dei
               ministri che avrebbe emanato la  sopracitata Premessa  fondamentale  per
               la  socializzazione delle  imprese,  venne approvato il  decreto di  riconosci-
               mento giuridico del Partito Fascista Repubblicano. Un atto formale,  poi-
               ché di fatto il Partito era già stato riconosciuto dal Governo nel momento
               in cui quest'ultimo aveva adottato le Tavole di Verona quale programma
               di massima. Analogamente a quanto avvenuto nel campo istituzionale, an-
               che in questo caso ci si trovò dinanzi ad una mera trasposizione di organi,


               (26)  Luigi  Bolla,  op. cit. , p.  138.








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