Page 328 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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I  RAPPORTI  DIPLOMATICI  DEL  CLNAI                              327


               mesi di settembre e ottobre sperarono di poter ottenere per l'Italia lo sta-
               tus di alleato e per il Regio Esercito una partecipazione ampia, su un pia-
               no  paritario  e  in  prima  linea  alla  campagna  d'Italia,  allo  stesso  modo
               Ferruccio Parri, guida del Comitato Militare del CLNAI,  si  illuse che gli
               alleati accettassero la creazione di un vero esercito partigiano e ritenesse-
                                                                            5
               ro  utile e possibile  "una specie di guerra jugoslava"  da  dirigere< l su  un
               piano  di  parità  con gli  organi  della  resistenza.
                   Tale  ambizioso  programma,  per  il  quale  Parri  si  batté soprattutto
               tra il novembre  1943 e l'aprile 1944, urtava contro molteplici difficoltà.
               lnnanzitutto fantasiosi progetti di "eserciti clandestini" pronti ad interve-
               nire  con  "rivolte al  momento giusto",  concepiti  a  Londra  nel  1940-41,
               quando la Gran Bretagna "resisteva da sola", erano stati abbandonati per-
               ché sia inattuabili che inutili dopo la costituzione della "grande alleanza".
               Ciò secondo gli alleati, erano gruppi di sabotatori e di informatori; bande
               numerose, eserciti partigiani, erano inutili e potenzialmente pericolosi dal
               punto di  vista  politico.<6l  Naturalmente poi anche la  resistenza  partigia-
               na subiva, come le forze regolari nel sud, le conseguenze negative del ruo-
               lo  secondario  della  campagna  d'Italia.
                   La  linea  politica  del CLN di  Milano aggiungeva  ulteriori  motivi  di
               divergenza. Nel sud gli alleati ponevano in primo piano le esigenze milita-
               ri; di fronte ad esse lo stesso Roosevelt riconobbe la necessità di collabora-
               re, almeno temporaneamente, con il Re e con Badoglio, che controllavano
               forze  armate, diplomazia, apparato dello Stato, del quale incarnavano la
               legittimità e la  continuità.  Uno  dei  primi atti  della  "politica estera"  del
               CLN di Milano fu invece l'invio a Eden, all'ambasciata americana in Sviz-
               zera e alla direzione del partito laburista britannico (a riprova della etero-
               dossia  e della  ingenuità della  "diplomazia"  resistenziale)  di  due  note  di
               carattere esclusivamente politico,  con la  condanna del  Re  e di  Badoglio,
               e la  richiesta  immediata  di  una  repubblica.  Tali  documenti,  per  il  loro


               (5)  Tali espressioni in Damiani a McCalfery  (rispettivamente rappresentante del CLNAI
                  e dello Special Operations Executive (SOE) in Svizzera), 27-4-44, Istituto Nazionale
                  per la  Storia del Movimento di  Liberazione in Italia - Milano (INSMLI),  Carte Da-
                  miani, b. l, f.  l. Cfr. il testo originale leggermente diverso inviato da Parri a Damia-
                  ni,  25-2-44, in P.  Secchia F. Frassati, La Resistenza e gli Alleati, Milano  1962, p. 71.
                  Per un ridimensionamento del mito della resistenza jugoslava cfr.  N. Beloff,  Tito fuo-
                  ri dalla  leggenda.  Fine  di  un  mito.  La jugoslavia e l'Occidente:  1939-1986,  tr.  it.  Trento
                  1986,  cap.  II.
               (6)  Su questi temi cfr. M. de Leonardis, La Gran Bretagna e la resistenza partigiana in Italia
                  (1943-1945),  Napoli  1988,  in  particolare  p.  33-44,  171-78.








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