Page 336 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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I RAPPORTI DIPLOMATICI DEL CLNAI 335
Sogno (quest'ultimo in veste di esperto tecnico militare).<33) Risultò quin-
di particolarmente equilibrata ed autorevole, comprendendo i rappresen-
tanti delle forze più organizzate ed attive del movimento partigiano,
azionisti, garibaldini ed autonomi.
Parri e Pajetta, che non parlavano inglese, si tennero, nei colloqui
con gli alleati, in posizione defilata, consapevoli di essere meno indicati
di Pizzoni, per le passate polemiche del primo e la militanza comunista
del secondo, a trattare con gli anglo-americani, dedicando la maggior par-
te del loro tempo agli incontri con politici italiani. Sogno, uomo di piena
fiducia degli inglesi, si dedicò principalmente agli aspetti operativi della
lotta nel nord. L'onere dei negoziati con gli alleati ricadde quindi soprat-
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tutto su Pizzoni,<3 l anche se va detto che non vi furono approfondite trat-
tative tra la delegazione e gli alleati, che discussero ampiamente tra loro
l'opportunità e il testo dell'accordo con il CLNAI ma, pur avendo molti
incontri a vari livelli con gli italiani, non lo "negoziarono" con loro. Il
governo italiano entrò in crisi il 26 novembre, con le dimissioni di Bono-
mi, che formò il suo secondo ministero il 12 dicembre, e non ebbe quindi
alcun ruolo nella definizione dell'accordo con gli alleati, che comunque
non gli riconoscevano voce in capitolo nella questione.<35l
Tra gli alleati il ruolo maggiore toccò ai britannici, che nei rapporti
con la resistenza partigiana conservavano ancora quella preminenza che
negli affari italiani in generale avevano incominciato a perdere nel giugno
precedente con la caduta di Badoglio. L'ipotesi inizialmente contempleta
era quella di un accordo tripartito SACMED-CLNAI-governo italiano. Il
SOE raccomandò che per evitare "conseguenze disastrose" per l'unità del
paese il governo di Roma accordasse il suo riconoscimento ufficiale al
(33) Inoltre il Comando Generale del CVL designò quali suoi delegati per le questioni
di sua diretta pertinenza Pajetta e Riccardo Bauer, che già si trovava a Roma.
(34) Cfr. Pizzoni, op.cit., p. XXXV e 71. Secondo Spiano la delegazione, pur così com-
posita politicamente, agì con "spirito unitario assoluto" nei contatti con gli alleati e
il governo italiano (op. cit., p. 444). Ciò è certo vero, pur con alcune precisazioni.
Innanzi tutto, come si vedrà, Pizzoni e Sogno credevano fermam.:nte alla necessità
di una leale collaborazione con gli alleati, a differenza di Parri e Pajetta. Restavano
inoltre le divergenze tra Sogno, insofferente della retorica resistenza, da lui definita
un pò sommariamente "di ispirazione social-comunista" , (La missione del CLNAI, ci t.,
p. 427) e gli altri tre. La mancanza di vere trattative con gli alleati impedì poi il
manifestarsi di divergenze tra gli italiani. Infine va rilevato che, ritornati al nord
gli altri tre ill5 dicembre, restò il solo Pajetta a concludere l'accordo con il gover-
no italiano.
(35) Sugli incontri della delegazione con il governo, prima della crisi, e gli esponenti
politici del sud, cfr. ibi, p. 424-25; Pizzoni, op. cit., p. 78-80.
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