Page 451 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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450 MARIA GABRIELLA PASQUALIN I
scoraggiare l'inurbamento a Roma dalle campagne e l'approvvigionamen-
to alimentare degli sfollati o dei pendolari nella città: fu deciso da parte
delle autorità fasciste, e soprattutto da quelle tedesche che temevano forte-
mente gravi problemi di ordine pubblico, che le carte annonarie degli al-
tri comuni non sarebbero più state ricevute negli spacci romani e che
pertanto dovevano essere cambiate con tessere concesse dal Governatora-
to; queste carte, però, venivano concesse solo a coloro che dimostravano
di lavorare a Roma e che non potevano ogni giorno raggiungere i comuni
di residenza perché troppo lontani; ai lavoratori pendolari veniva permesso
di portare con sé alimenti per una giornata, da consumare nella pausa
del lavoro. Ma la situazione a Roma si era deteriorata rapidamente, forse
più che altrove: le scorte di cibo erano, alla vigilia del giugno 1944, quasi
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tutte esaurite; <6 > dovevano invece durare e le autorità fasciste ben sape-
vano che non era possibile ricevere rifornimenti in città perché i tedeschi,
soprattutto nell'ultimo periodo, avevano requisito ogni mezzo di traspor-
to, per prepararsi a lasciare la città. Le autorità fasciste, peraltro non ave-
vano alcun reale potere di intervento e si confrontavano con il difficilissimo
problema di sfamare quotidianamente circa un milione e mezzo di perso-
ne. Problema che non risolsero se non con l'aiuto, non richiesto, ma tolle-
rato, del mercato nero, anche perché Roma era una città burocratica, non
industriale, Roma era un consumatore per eccellenza, con un retroterra
non altamente produttivo, anche se era stava avviata, e con buoni risulta-
ti, la bonifica delle paludi pontine; il conflitto aveva acuito i secolari pro-
blemi di approvvigionamento alimentare della capitale. Indubbiamente i
contadini dei Castelli Romani (la campagna di Roma) e quelli del meri-
dione avevano aiutato Roma a non morire di fame, ma certo a prezzi sala-
tissimi. Il fenomeno della immigrazione da altre città e dalle campagne,
con la liberazione, cessò nella sua fase acuta, ma rimase pur sempre un
grave problema da fronteggiare, anche per gli anglo-americani. Se prima
vi avevano trovato rifugio gli sfollati, sicuri che con la dichiarazione di
Roma "Città Aperta" almeno sarebbero stati al riparo dai bombardamenti
e vicini al Vaticano, che cercava di alleviare anche le sofferenze alimentari
della popolazione romana, con la cessazione dell'occupazione nazista e il
progressivo rientro a Roma di tutti gli organi della stato, la sicurezza che
Roma non sarebbe stata lasciata senza rifornimenti continuava a far af-
fluire nella capitale un buon numero di persone, provenienti anche da al-
tre regioni del sud.
(64) Cfr. A.U.S.S.M.E., SMRE, 114, carteggio sussidiario, b.l51.
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