Page 477 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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serzione collettiva dei finanzieri dei reparti di confine ed impressionante
la facilità con la quale essi si lasciavano disarmare una volta attaccati più
o meno simbolicamente dai "ribelli". N eU' aprile 1944 gli uomini delle
compagnie di Domodossola e di S. Maria Maggiore, in Val d'Ossola, rice-
vettero l'ordine di trasferirsi nelle caserme della G .N .R. e di mettersi agli
ordini degli ufficiali di quel corpo; opposero una resistenza passiva, cul-
minata con l'arresto di tutti gli appartenenti alla tenenza di Baceno.
La tensione raggiunse il massimo in agosto quando, contemporanea-
mente alla deportazione in Germania di molti dei carabinieri inquadrati
nella G.N.R., analoga misura fu ritenuta imminente per i finanzieri, il che
provocò una nuova ondata di diserzioni verso le formazioni partigiane
e l'espatrio in Svizzera di interi reparti. La crisi fu momentaneamente su-
perata con l'arretramento degli elementi della Guardia di Finanza ad al-
meno quindici chilometri dal confine e l'assunzione della responsabilità
della vigilanza esclusivamente da parte dei comandi tedeschi e della G.N.R.
Ma continuarono a moltiplicarsi gli incidenti, le perquisizioni di ca-
serme, l'arresto di interi reparti, ma anche le reazioni dei finanzieri, rese
possibili dalla precarietà del controllo esercitato dalle autorità repubblicane
in molte zone montuose di frontiera infestate dai partigiani. Nell'ottobre
1944 tutte le caserme del gruppo di Menaggio furono attaccate contem-
poraneamente dagli uomini delle brigate nere, che pretendevano la conse-
gna delle armi. Si giunse sull'orlo del conflitto a fuoco, ed i militi dovettero
desistere, ma il comando di Brescia fu costretto a trasferire gli apparte-
nenti al gruppo a reparti interni.
Il tema della permanenza dei finanzieri al confine consente di intro-
durre il terzo argomento del presente studio, i rapporti tra la Guardia di
Finanza e la resistenza, intesi nella loro valenza istituzionale, prescinden-
do cioè dal ruolo e dalle vicende che singoli appartenenti al Corpo ebbero
nel movimento clandestino e nella lotta partigiana. Queste presenze vi fu-
rono, ed ebbero rilievo. Basterà ricordare il passaggio di interi reparti nelle
formazioni partigiane in Montenegro, in Albania ed in Tessaglia; il sacri-
ficio del tenente Corrubia e di tanti altri finanzieri che, per scelta indivi-
duale, raggiunsero in montagna i guerriglieri greci ed jugoslavi; l'opera
di organizzatore partigiano del tenente Paolini nelle Marche e quella del
tenente Spaccamonti nella resistenza romana; l'episodio del maresciallo
Giudice, immolatosi nel tentativo di sottrarre alla rappresaglia un gruppo
di ostaggi, e le imprese dei tenenti de Laurentis e Rivosecchi, paracadutati
al nord con le missioni della I Special Force alleata.
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