Page 478 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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LE ATTIVITÀ DI ISTITUTO DELLA GUARDIA DI FINANZA 477
Ma come si è già detto, oltre a queste esperienze individuali - fram-
menti della "lotta di popolo" che vide in prima linea gli appartenenti alle
forze armate, e tra essi i finanzieri - la storia della Guardia di Finanza
comprende un aspetto peculiare, quello della sopravvivenza dell' istituzio-
ne attraverso vicende che erano al di fuori di qualsiasi schema precostitui-
to, per superare le quali fu essenziale l'abilità dei comandanti, la tenuta
di alcuni valori fondamentali dell'ordine militare, quali lo spirito di cor-
po, la saldezza della disciplina, il senso della continuità dello Stato, valori
che mantennero la loro funzione di dato di riferimento anche davanti al-
l'inevitabilità del compromesso contingente.
I primi contatti tra comandi della Guardia di Finanza ed istanze di-
rettive della Resistenza ebbero per cornice il quadro, già di per sé singola-
re, della situazione di Roma, che i tedeschi scelsero di sottrarre, di fatto,
alla sovranità della repubblica sociale, evitando, nello stesso tempo, di im-
pegnarvisi direttamente, per lasciare alle forze di polizia italiane il compi-
to di assicurare il soddisfacimento dei bisogni essenziali della popolazione
civile, a cominciare dai rifornimenti alimentari. Nell'ottobre 1943, appe-
na fu chiaro che la crisi determinata dall'armistizio non era destinata a
risolversi in breve volgere di tempo, lo stesso comandante della Guardia
di Finanza nella Città Aperta, generale Crimi, prese contatto con il centro
militare clandestino del colonnello Montezemolo ed in collegamento con
esso costituì una rete informativa e di assistenza logistica, che aveva i suoi
punti di forza nei posti di controllo situati sulle vie consolari, nella libertà
di movimento e nella disponibilità di automezzi, preziose per assicurare
i contatti con gli elementi della resistenza all'esterno della città. Il sostegno
al movimento clandestino ebbe tale rilevanza da indurre i massimi re-
sponsabili militari - dopo la cattura di Montezemolo, il generale Armelli-
ni prima, e poi il generale Bencivenga - ad autorizzare la prestazione del
giuramento alla RSI, come espediente necessario per non privare la resi-
stenza di un importante strumento operativo.
Nell'imminenza della liberazione, non soltanto fu organizzata la di-
fesa delle caserme per far fronte ad atti ostili dell'occupante in ritirata,
ma fu assicurato il mantenimento dell'ordine pubblico mediante l' occu-
pazione dei commissariati di pubblica sicurezza, e la protezione della stes-
sa sede del comitato di liberazione, nel palazzo di Propaganda Fide in piazza
di Spagna.
Nell'Italia Settentrionale, i rapporti con gli organismi clandestini fu-
rono stabiliti dalla maggior parte dei comandanti locali a partire dai primi
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