Page 485 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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               produttiva sostanzialmente intatta, a una riconversione verso produzioni
               di "pace", "secondo la direttiva di cercare nel campo della ricostruzione nazionale
               un compenso  al lavoro che ... viene a mancare per effetto della cessazione delle com-
               messe  belliche". OOl
                    I danni di guerra non erano infatti stati tali da precludere una rapi-
               da  ripresa  dell'attività  nella  regione:
                    "Finora  (marzo  1945) i danni subiti dagli impianti delle  industrie  figuri
               per effetto di eventi bellici sono notevoli,  ma non gravissimi.  Le asportazioni di mac-
               chinario in Germania per la parte più importante sono costituite dal nuovo impianto
               siderurgico a ciclo  integrale non  ancora  entrato in funzione presso  la S.l.A.C.; da
               un nuovo impianto di laminazione per lamiere grosse entrato in funzione  nel 194 5
               e da  un forno  ad arco  da  t.  25 pure della  S.l.A.C.  Sono  state poi  asportate  non
               importanti aliquote di macchinario ed attrezzature delle Società O. T. O.  e Ansa/do.
                    l  danni  conseguenti  ai bombardamenti  sono  notevoli  per  molti  stabilimenti
               S.l.A.C.,  Ansa/do,  Aziende del  Porto,  Ilva,  ecc.,  (ma  non tali  da precludere
               una ripresa di attività in un tempo relativamente breve [inciso nostro}).
               Esistono pure importanti aliquote di macchinario di pertinenza delle industrie figuri
               ma trasportate in altre zone d'Italia per decentramento degli impianti e che riguar-
               dano  soprattutto  la  Società  Ansa/do  e la  San  Giorgio".

                    Secondo la relazione citata l'incognita maggiore, che condizionava tutta
               la  riconversione, era quella  relativa allo stato degli  impianti idroelettrici
               all'uscita dal conflitto, paventandosi la  "eventualità che  le  centrali elettriche
               e le linee di trasporto di energia si trovino alla fine del conflitto completamente dan-
               neggiate  con  distruzione  totale  delle parti  vitali''.



               (10)  Cfr.  "Cenni  sulle  possibilità  produttive  delle  principali  industrie  siderurgico-
                   meccaniche della Liguria nell'immediatO dopoguerra" (14 marzo 1945), in Archi-
                   vio Insmli, Fondo Merzagora, b.  21, f.  l. Cfr. anche ivi, b. 5, f.  9, "Relazione sulla
                   situazione economica della  provincia"  (novembre  1945),  per le analoghe conclu-
                   sioni: "Per intanto si può dire che il problema fondamentale è rappresentato dalla riattivazio-
                   ne della siderurgia per la quale occorre carbone,  in quanto la produzione ottenuta con i forni
                   elettrici è assolutamente insufficiente per sopperire alle esigenze attuali''. ''Gli stabilimenti (tessili)
                   sono in piena efficienza e pertanto possono riprendere senz'altro l'attività". Più grave invece
                   la  situazione dell'agricoltura,  i danni al porto e la  disponibilità di  autOmezzi.  In
                   ogni caso ''la diminuzione più grave è avvenuta nella produzione effettiva. La produzione
                   di armi è caduta quasi a zero in seguito alla mancanza di ordinazioni"  (per quest'ultima
                   citazione:  "Situazione dell'industria genovese", p.  3).  I lavori di smontaggio della
                   S.I.A.C. di Genova vennero eseguiti dalla Comigas (Costruzioni e Montaggi Indu-
                   strie Gas): cfr. il documento dell' 11  novembre 1945 in Fondo Merzagora, b. 21, f.  l.








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