Page 519 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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518 ANDREA CURAMI -PAOLO FERRARI
la situazione vi erano poi le politiche seguite dalle diverse autorità tede-
sche, non sempre dirette a conseguire i medesimi risultati.
Risultano illuminanti in questo senso anche l'organizzazione dell' ap-
provvigionamento della popolazione e la politica salariale per compren-
dere l'importanza attribuita dai tedeschi al funzionamento dell'industria
italiana. Il fine della politica alimentare era molto chiaro, e viene così sin-
tetizzato dallo studioso che più di recente se ne è occupato: "Allo scopo di
utilizzare le risorse dell'Italia per l'economia tedesca di guerra, il fattore decisivo
per gli organi d'occupazione era mantenere sotto controllo la popolazione italiana.
Per ottenere questo risultato era necessario soprattutto dirigere in modo efficiente la
vita economica e garantire i generi di prima necessità alla popolazione che lavorava
nell'interesse dei tedeschi". D'altra parte il fallimento della politica alimenta-
re, dovuto anche all'azione non univoca degli stessi occupanti, <m è il se-
gno di un più complessivo insuccesso: "il dirigismo tedesco in materia di economia
era fallito non tanto per difficoltà obiettive quanto piuttosto perché con rapidità sor-
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prendente veniva eluso da tutti i gruppi sociali in Italia''. < >
I tedeschi riservarono inoltre particolare attenzione alla soluzione dei
problemi alimentari dei lavoratori impiegati nell'industria di guerra, sta-
bilendo una linea - che di fatto non fu possibile seguire - basata sulla
distinzione tra "coloro che lavoravano per i tedeschi e gli altri" _<79>
(77) Cfr. Lutz Klinkhammer, L 'occupazione tedesca in Italia 1943-1945, p. 24 7, dove si sot-
tolinea come il controllo dei prezzi era in parte vanificato dagli stessi acquisti fatti
dai vari enti tedeschi: "Alla fine di novembre (1944), anche Rahn dovette constatare il
fallimento del controllo sull'economia. l prefetti non si erano minimamente curati delle disposi-
zioni emanate del commissario ai prezzi, interessati come erano soltanto a procurare vantaggi
alla propria provincia senza preoccuparsi della situazione generale. Le rigide disposizioni del
Ministro degli Interni non avevano avuto alcun risultato. Altrettanto impossibile fu tenere sotto
controllo gli acquirenti tedeschi, che avevano costantemente violato la disciplina dei prezzi''.
(78) Cfr. L. Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia 1943-1945, cit., rispettivamente
p. 178 e p. 248. La crisi, iniziata nell'autunno 1943, si aggravò progressivamente,
tanto che "la tremenda situazione del settore dei rifornimenti alimentari fu una delle cause
principali degli scioperi operai del novembre e dicembre nelle città industriali dell'Italia setten-
trionale; la motivazione politica da cui prese le mosse un piccolo gruppo di attivisti per lo più
comunisti pesò chiaramente di meno" (p. 183). L'insuccesso era tra l'altro legato al nu-
mero eccessivo di organizzazioni operanti in quest'ambito e all' "incredibile intrico
di leggi e ordinanze" (p. 186).
(79) L. Klinkhammer, L'occupazione tedesca in Italia 1943-1945, cit., p. 194. Questa la li-
nea del delegato di Sauckel, Kretzschmann. A inizio di dicembre Rahn "concordò
con Leyers che al più presto i comandi militari territoriali si assumessero il compito di garanti-
re il sostentamento di quegli operai che lavoravano nelle fabbriche indicate come particolarmen-
te importanti dalla Direzione Generale Armamenti e produzione bellica e delle loro famiglie"
(p. 202).
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