Page 569 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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              (OSS).  Si  sospettava  che  la  Pignatelli  avesse  avuto  contatti  con gerarchi
              della repubblica di Salò e con il colonnello tedesco Dolmann fornendo lo-
              ro  informazioni sulla situazione del sud Italia.  La  Pignatelli che,  sempre
              con l'aiuto  del  Paletti,  aveva  riattraversato  il  fronte  tornando  a  Napoli,
              si giustificò, affermando di essersi recata a Roma per rivedere i due figli,
              entrambi ufficiali,  che  non avevano aderito al nuovo regime fascista  e si
              tenevano  nascosti  nella  capitale.
                   Le  sue difese  non convinsero gli  inquirenti che tuttavia  non appro-
               fondirono le indagini, pare per le interferenze dell'OSS americano. La prin-
               cipessa non ebbe ulteriori fastidi; misteriose restarono le ragioni dell'insab-
               biamento dell'inchiesta giudiziaria. Nelle  panie rimase  invece  il  marito.
               Dalle rilevazioni del tenente di complemento Pietro Capocasale risultò che
               a Catanzaro si  era costituito un sodalizio di giovani neofascisti che spen-
               devano  il  nome  del  principe  Pignatelli,  definendolo  ispiratore  del  mo-
              vimento.

                   Le  indagini dei  carabinieri portarono alla  scoperta di altri gruppu-
               scoli di  nostalgici a Nicastro, Crotone e Cosenza.  Fra costoro era un per-
               sonaggio di spicco: il marchese Gaetano Morelli di Crotone. Questi a sua
               volta "cantò"  indicando l'avvocato Luigi Filosa, noto penalista di Cosen-
               za,  e  il  principe  Pignatelli  come  i  promotori  della  ripresa  fascista.
                   La  Procura militare promosse due separate istruttorie sulla base del-
               le  informazioni fornite dai carabinieri, i quali affermavano che mancava
               la  prova concreta  dell'esistenza  di  una  organizzazione  permanente  fra  i
               diversi gruppi e di  un comune piano di  azione. Il  15  febbraio  1944 da-
               vanti al tribunale militare di guerra di  Catanzaro comparvero in stato di
               detenzione ottantotto imputati: fra  di essi il  marchese Morelli, l'avvocato
               Filosa, il geometra Pietro Capocasale e altri capeggiatori del movimento:
               il notaio Ugo Notaro, gli studenti universitari Antonio Colosimo, Gaeta-
               no  Gallarano,  Nino Gimigliano,  Aldo  Paparo,  Attilio  e  Giuseppe Scola
               propagandisti e agitatori. La gran massa era costituita da giovanissimi fra
               i sedici e i ventiquattro anni. Le accuse erano gravissime: insurrezione ar-
               mata,  associazione  sovversiva,  detenzione  di  armi  ed  esplosivi.
                   Esse erano suffragate dai sequestri di molti moschetti, di alcune cas-
               sette di bombe a mano e di piccole quantità di esplosivi rinvenute nei na-
               scondigli predisposti da alcuni inquisiti. Dopo due mesi di udienze, seguite
               ansiosamente da un folla di parenti dei giovani detenuti, il tribunale mili-
               tare, mutata la rubrica dei reati più gravi, condannò a lunghe pene deten-
               tive i capeggiatori del movimento e i gregari più attivi e fanatici, infliggendo








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