Page 579 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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578 RODOLFO PROSIO
Le imputazioni erano gravissime: aiuto al nemico, abbandono di co-
mando, disobbedienza e reati connessi. Taluni reati erano puniti con la
pena di morte. L'Alto Commissario dopo una rapida istruttoria deferì i
due generali all'Alta Corte. Dovendosi trattare questioni tecnico militari,
sarebbe stato logico che il processo fosse affidato al Tribunale militare che
era il giudice naturale in materia. (Così infatti avvenne quattro anni dopo
per il maresciallo Graziani che, tratto davanti alla Corte d'Assise straordi-
naria, fu da questa rinviato al Tribunale militare). Ma in quel momento
prevalsero evidentemente le ragioni politiche che volevano punire nelle
persone dei due generali le inerzie attribuite agli alti comandi militari.
Il processo s'iniziò a Roma il 14 dicembre 1944 e si concluse il 22
successivo. Il pubblico ministero Traina richiese la pena di morte, ma l'Alta
Corte, presieduta dal presidente di sezione di Cassazione Maroni, ritenne
gli imputati colpevoli di abbandono di comando e li condannò a venti
anni di reclusione militare, alla perdita del grado e a pene accessorie. Li
assolse dalle altre accuse.
Clamorosi furono gli arresti ordinati dall'Alto Commissario del genera-
le Roatta già capo di Stato Maggiore dell'Esercito, uno dei promotori del-
l' armistizio, del colonnello dei Carabinieri Emanuele e del maggiore Na-
vale, appartenenti nel 193 7 al servizio informazioni militari, accusati di
avere organizzato, prezzolando i sicari, per ordine di Mussolini e Galeazzo
Ciano, l'assassinio degli intellettuali antifascisti Carlo e Nello Rosselli, ucci-
si a Bagnoles sull'Ome (Francia nord occidentale) dove si erano rifugiati.
L'ufficio dell'Alto Commissario iniziò in tale torno di tempo anche
le indagini a carico di alti personaggi del fascismo e di violenti squadristi ..
Si crearono situazioni pàradossali, ma legate alla logica della storia. Giu-
seppe Bottai e Giacomo Acerbo, accusati di avere organizzato nell'ottobre
1922 il colpo di stato per l'instaurazione del regime fascista e di avere
contribuito a consolidarlo come ministri, erano già stati condannati nel
gennaio di quello stesso 1944 alla pena di morte per alto tradimento del
fascismo dal tribunale speciale straordinario di Verona. Contumaci erano
davanti ai giudici fascisti e contumaci ovviamente si mantennero anche
davanti ai giudici democratici.
Altri ebbero minore fortuna: il famigerato Amerigo Dumini, uno degli
autori dell'assassinio dell'onorevole Matteotti si vide annullare la senten-
za di condanna a pena irrisoria (5 anni e 10 mesi di reclusione, neutraliz-
zati dai condoni) inflittagli nel marzo 1926 dalla Corte di Assise di Chieti
e venne sottoposto a nuovo procedimento penale.
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