Page 579 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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                   Le imputazioni erano gravissime: aiuto al nemico, abbandono di co-
               mando,  disobbedienza  e reati  connessi.  Taluni reati  erano puniti con la
               pena di morte. L'Alto  Commissario dopo  una rapida istruttoria deferì  i
               due generali all'Alta Corte. Dovendosi trattare questioni tecnico militari,
               sarebbe stato logico che il processo fosse affidato al Tribunale militare che
               era il giudice naturale in materia. (Così infatti avvenne quattro anni dopo
               per il maresciallo Graziani che, tratto davanti alla Corte d'Assise straordi-
               naria, fu  da questa rinviato al Tribunale militare). Ma in quel momento
               prevalsero  evidentemente  le  ragioni  politiche  che  volevano  punire  nelle
               persone  dei  due generali  le  inerzie  attribuite  agli  alti  comandi  militari.

                   Il  processo s'iniziò a Roma  il  14  dicembre  1944 e si  concluse il  22
               successivo. Il pubblico ministero Traina richiese la pena di morte, ma l'Alta
               Corte, presieduta dal presidente di sezione di Cassazione Maroni, ritenne
               gli  imputati  colpevoli  di  abbandono  di  comando  e  li  condannò  a  venti
               anni di  reclusione militare, alla  perdita del grado e a pene accessorie.  Li
               assolse  dalle  altre  accuse.
                   Clamorosi furono gli arresti ordinati dall'Alto Commissario del genera-
               le Roatta già capo di Stato Maggiore dell'Esercito, uno dei promotori del-
               l' armistizio, del colonnello dei Carabinieri Emanuele e del maggiore Na-
               vale,  appartenenti nel  193 7 al  servizio  informazioni militari, accusati di
               avere organizzato, prezzolando i sicari, per ordine di Mussolini e Galeazzo
               Ciano, l'assassinio degli intellettuali antifascisti Carlo e Nello Rosselli, ucci-
               si a Bagnoles sull'Ome (Francia nord occidentale) dove si erano rifugiati.
                   L'ufficio dell'Alto  Commissario iniziò  in tale torno di  tempo anche
               le indagini a carico di alti personaggi del fascismo e di violenti squadristi ..
               Si  crearono situazioni pàradossali, ma legate alla logica della storia.  Giu-
               seppe Bottai e Giacomo Acerbo, accusati di avere organizzato nell'ottobre
               1922  il  colpo  di  stato  per  l'instaurazione  del  regime  fascista  e  di  avere
               contribuito a  consolidarlo  come  ministri,  erano già stati  condannati  nel
               gennaio di quello stesso  1944 alla  pena di  morte per alto tradimento del
               fascismo dal tribunale speciale straordinario di Verona. Contumaci erano
               davanti  ai  giudici  fascisti  e contumaci  ovviamente  si  mantennero anche
               davanti  ai  giudici  democratici.
                    Altri ebbero minore fortuna: il famigerato Amerigo Dumini, uno degli
               autori dell'assassinio dell'onorevole Matteotti si  vide annullare la  senten-
               za  di condanna a pena irrisoria (5  anni e 10 mesi di reclusione, neutraliz-
               zati dai condoni) inflittagli nel marzo  1926 dalla Corte di Assise di Chieti
               e  venne  sottoposto  a  nuovo  procedimento  penale.








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