Page 581 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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580 RODOLFO PROSIO
Basta un breve cenno dei problemi della giustizia civile che, al di qua
e al di là del fronte, furono quelli consueti della lentezza delle cause, ag-
gravati dalle ulteriori difficoltà provocate, specie nel sud, dalla situazione
di guerra.
Per evitare che le difficoltà delle comunicazioni e altre contingenze
dannose cagionassero l'estinzione dei diritti e delle azioni giudiziarie il Go-
verno Badoglio con R.D.L. 3 gennaio 1944 n. l dispose la sospensione
delle prescrizioni e dei termini giudiziari per la durata della guerra. Con
successivi decreti furono sospesi gli sfratti e, dopo la svolta di Salerno,
venne adeguata alla situazione di guerra la normativa dei contratti agrari
con una maggiore protezione degli affittuari.
La giustizia penale nella repubblica di Mussolini
Già si è visto che anche nella Repubblica di Salò per i reati comuni,
fatta eccezione per i delitti che non avevano risvolti politici o militari op-
pure ripercussioni sull'ordine pubblico, continuò ad operare la magistra-
tura ordinaria applicando i codici penale e di procedura penale. Solo in
materia annonaria fu mutata la composizione dei collegi giudicanti intro-
ducendovi un membro laico, tratto dagli uffici preposti alla disciplina dei
consumi, evidentemente per controllare le decisioni dei magistrati, inclini
all'indulgenza in questo settore. Il provvedimento ebbe scarsi effetti data
la prevalenza numerica e qualitativa dei giudici di professione sicché non
risultarono alterate la serenità e l'equilibrio delle decisioni.
Il ferreo regime militare e il rigore del coprifuoco tennero a freno
la criminalità comune che non assunse le dimensioni di quella del sud an-
che perché non ne ricorrevano i fattori eziologici.
Nell'ambito dei reati lesivi della sicurezza dello Stato e degli interessi
militari spietate furono le sentenze dei molteplici tribunali straordinari,
speciali, militari. Esse si posero in netto contrasto con i criteri di mitezza
seguiti dai giudici militari del Regno d'Italia.
Questo divario si spiega in parte con la struttura autoritaria della
repubblica neofascista e soprattutto con la dilagante guerriglia che essa
doveva affrontare. Vennero creati tribunali fascisti provinciali per punire
gli iscritti al partito che dopo il25 luglio avevano rinnegato il giuramento
di fedeltà al duce e al regime. Fortunatamente questi improvvisati organi
giudiziari furono scarsamente operativi.
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