Page 583 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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                    Il Tribunale speciale per la difesa  dello Stato ebbe competenza non
               solo in materia di reati contro la sicurezza politica e militare del regime,
               ma anche in materia di  rapine aggravate dalle  circosranze del  tempo di
               guerra,  di gravi  reati  annonari e di  reati  turbati vi  dell'ordine pubblico.

                    L'inesorabilità delle  sue sentenze si  manifestò  soprattutto contro le
               forze della Resistenza. A Torino il 2 aprile 1944, presieduto dal generale
               di brigata Rossi, condannò a morte il generale dell'Esercito regio Giusep-
               pe Perotti e i membri del Comitato militare della Resistenza del Piemon-
               te. E fondatamente si disse che Mussolini e il ministro degli interni Buffarini
               Guidi avevano ordinato al collegio giudicante di infliggere la pena cap.ita-
               le  che  fu  subito  eseguita.

                    Il 24 maggio successivo il Tribunale speciale di Parma, che era pre-
               sieduto dal generale della  guardia  nazionale  repubblicana  Griffini,  con-
               dannò  a  morte l'ammiraglio  di  Squadra  lnigo  Campioni  e  il  contram-
               miraglio Luigi Mascherpa, comandante l'uno della base di Rodi e l'altro
               della base di Lero. Entrambi erano agli ordini del governo Badoglio e do-
               po 1'8 settembre avevano resistito valorosamente all'aggressione germani-
               ca. Ma, abbandonati dalla marina britannica ed esaurita ogni risorsa, erano
               stati sopraffatti dalla preponderanza dei mezzi bellici nemici.  Erano pri-
               gionieri di guerra, ma furono consegnati al governo di Salò. Dopo alcuni
               mesi di prigionia, vennero deferiti al giudizio del tribunale speciale con
               l'imputazione di "avere obbedito a un ordine maniftstamente criminoso". Era un'ac-
               cusa che non aveva alcun fondamento di fatto e non trovava sostegno in
               alcuna nÒrma giuridica, anzi era in aperto contrasto con le leggi dell' ob-
               bedienza,  della  fedeltà  e  dell'onore  militari.
                    Ma Mussolini  volle  il  processo  e la  condanna a  morte dei  due alti
               ufficiali per vendicarsi della regia Marina rimasta fedele al governo legit-
              . timo. Fu sordo anche alle insistenze del suo ministro della Giustizia avvo-
               cato  Pisenti  che  nel  cuore della  notte,  poche ore prima  dell'esecuzione,
               lo  raggiunse  a  Gargnano  per dimostrargli  l'assurdità della  sentenza.  La
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               condanna venne eseguita.<> Forse per un estremo  rimorso fu  risparmia-
               to  agli  ammiragli  l'oltraggio  della  fucilazione  nella  schiena.
                    Il processo e la sentenza per ignominia superarono il triste rito giu-
               diziario celebrato dal Tribunale speciale straordinario a  carico dei  com-
               ponenti  del gran consiglio  del  fascismo.


               (8)  Montanelli·Cervi.  L'Italia  nella guerra  civile,  Rivoli,  Milano,  1983.








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