Page 584 - L'Italia in Guerra. Il quinto anno 1944 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1944-1994)
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PROBLEMI  DELLA  GIUSTIZIA                                        583

                    La  lotta antipartigiana fu  caratterizzata da uno sterminio di prigio-
               nieri che risparmiò molto lavoro agli improvvisati tribunali, benché que-
               sti pronunciassero sentenze di morte, obbedendo a precise direttive e spesso
               ad  ordini  specifici.
                    Con una circolare del  16  agosto  1944 Mussolini,<9l  dopo  aver  esa-
               minato la situazione di guerriglia in Piemonte, disponeva:  l) i partigiani
               catturati in combattimento siano  passati per le  armi;  2)  identico tratta-
               mento per gli sbandati catturati con armi; 3) gli sbandati catturati senza
               armi  siano  avviati  in Germania.  Il  duce si  attenne ai  metodi  repressivi
               dei  comandi germanici.  Ma questi come Forze militari  occupanti erano
               legittimati ad applicare le leggi di guerra contro i franchi tiratori nemici.
               (Purtroppo le truppe germaniche nell'esercitare le  rappresaglie superaro-
               no,  consumando orrende stragi di gente inerme, i limiti posti dalle leggi
               di  guerra  e  dell'umanità).
                    L'esercito e la polizia della Repubblica di Salò, obbedendo alle diret-
               tive tracciate con circolare del Capo del governo, uccidevano invece senza
               processo i propri connazionali. E in nessun paese civile, un cittadino può
               essere tratto a morte senza la sentenza di un giudice che lo abbia condan-
               nato  alla  pena  capitale.
                    A questo punto si  potrà obiettare che tali metodi spietati rientrava-
               no nella logica perversa della guerra civile. Modestamente non condivido
               la teoria della guerra civile che venne formulata dagli storici della Repub-
               blica di Salò e oggi è condivisa anche da autorevoli storiografi di opposta
               ideologia.
                    Non mi sembra che la guerriglia condotta dalle bande partigiane an-
               zitutto contro gli invasori tedeschi e poi estesa ai loro collaboratori italia-
               ni rientrasse nella nozione storico giuridica della guerra civile che implica
               lo  scontro  fra  due fazioni  armate di  uno  stesso  Stato,  organizzate  come
               eserciti, i quali hanno talora ma non necessariamente un aiuto secondario
               e subalterno dallo straniero (fra i più recenti l'esempio della guerra civile
               spagnola).
                    Innegabilmente la guerriglia  coinvolse  italiani  di  opposte ideologie
               in una lotta sanguinosa che s'inserì nel più vasto quadro della guerra in-
               ternazionale,  e  sotto  questo  profilo  di  scontri  fraticidi  può accettarsi  la
               definizione  letteraria di guerra  civile.


               (9)  Bocca, La repubblica di Mussolini, Mondadori, 1994. C.  Pavone, Una guerra civile, Bol-
                  lati,  Boringhieri,  1991.








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