Page 114 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               presentare la "terza fase"  della socializzazione. Le  assemblee furono con-
               vocate  presso  la  Casa  dei  Sindacati,  a  Milano,  e dimostrarono lo  scarso
               seguito che i propositi dei funzionari ministeriali stavano riscuotendo tra
               i diretti interessati al progetto. Le  critiche, da ogni parte, furono durissi-
               me. Lo stesso Manunta le cerca di spiegare: "Ricordo come fosse oggi quel
               convegno di gente che non si  controllava più nelle critiche; che usava un
               linguaggio  aspro,  persino  offensivo.  Era  il  preludio  all'insurrezione  che
               sarebbe scoppiata a distanza di giorni. ( ... ) La socializzazione era condan-
               nata  da  un certo  mondo  solo  perché  era  la  socializzazione;  da  altri  per
               il  fatto  che  essa  portava  un  marchio  politico  screditato,  compromesso,
                       2
               odiato.0 >
                    Nelle  sue  memorie  Manunta  ricorda  che  i tentativi  di  opposizione
               sostanziale ai provvedimenti da parte del CLNAI si limitarono ad un uni-
               co  caso,  la  Fiat,  dove,  a  causa  del  boicottaggio  delle  cellule  antifasciste,
               non si  riuscì  a costituire neppure una commissione di  studio tra operai
               ed impiegati per la  redazione dello statuto socializzato. Altrove gli statuti
               furono approvati e,  almeno formalmente, la socializzazione delle aziende
               procedette più speditamente. Gli imprenditori, al di là di qualche accen-
               no  di opposizione, lasciarono che il Ministro Spinelli applicasse alle loro
               imprese le  disposizioni di gennaio.  In realtà,  e lo  stesso  Manunta lo  am-
               mette nel capoverso precedentemente citato,  tanto le  maestranze quanto
               i ceti dirigenziali e le  proprietà non condussero alcuna battaglia radicale
               all'applicazione del provvedimento poiché non ne avvertivano la necessi-
               tà: l'insurrezione finale era prossima, ed evidentemente tutti - tranne for-
               se  i convinti collaboratori di  Spinelli - si  erano resi  conto della vacuità,
               dell' oniricità di quella sorta di rivoluzione sociale"  proposta dai sindaca-
               listi  della  R.S.I.
                    Studiando la storia della socializzazione negli anni precedenti si è as-
               sistito ad uno scontro aspro, a tratti persino violento,  tra le  due compo-
               nenti tradizionali dello Stato del Garda.  Eppure nel  1945 le decisioni  di
               Spinelli e Manunta, assai più radicali degli originari dispositivi legislativi
               dell'anno  precedente,  furono  accolti  all'interno  della  Repubblica  Sociale
               con quasi unanime approvazione.  Poche furono  le  voci  ostili.  Farinacci,
               isolato e poco amato ras di Cremona, proseguì con coerenza la sua batta-
               glia contro la socializzazione estrema. Sul numero del 24 marzo di "Regi-
               me Fascista" l'ex segretario del Pnf rammentò ai lettori lo stato di guerra


               (12)  Ibidem,  p.  118.








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