Page 117 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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GLI  ULTIMI  MESI  DELLA  R.S.I.                                  109

                   L'8 settembre 1944 il Segretario del Partito scriveva a Mussolini: "Il
               progetto - nella  deprecata eventualità di  una ulteriore e pressoché com-
               pleta invasione del territorio repubblicano - di arroccarci con le Camicie
               Nere, con le  nostre armi e con il  nostro governo in una zona difendibile
               quale la  provincia  di  Sondrio  e  parte di  quella  di  Como,  mi  sembra la
               soluzione più logica e degna. Apprendo però ...  che il progetto germanico
               di  massima  sarebbe stato  per Merano  e altra  zona  vicina.  Inutile  dirvi,
               Duce, come tale soluzione sia per togliere ogni valore al nostro proposito
               di una resistenza estrema del Fascismo mussoliniano in una roccaforte ita-
               liana. A Merano si tratterebbe di un governo fantasma ospitato malvolen-
               tieri dal Gauleiter Hofer ... D'altra parte", concludeva Pavolini "una nostra
               resistenza nella Valtellina ... proteggerebbe il fianco germanico nell'Alto Adi-
               ge.  Da ogni punto di vista mi sembra che la convenienza pratica e ideale
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               dell'Alleato coincida in ciò con la nostra" .0 > Mussolini sottopose la  pro-
               posta  di  Pavolini  a  Rahn,  il  quale  si  dimostrò  scettico,  sospettando  che
               la scelta delle province di Sondrio e Como fosse  motivata dalla vicinanza
               della neutrale ed "accogliente" Svizzera, e propose in alternativa il Friuli,
               da  dove  i  fascisti  avrebbero  difeso  la  Patria dagli  attacchi  di  razze  osti-
               li.<17l  Irritato dai, sospetti di  codardia degli  italiani ventilati dal Ministro
               germanico, il Duce approvò il progetto valtellinese. Tuttavia la situazione
               politico-militare suggerì  al  Governo  di  Gargnano di  accantonare la  fase
               operativa del RAR, lasciando al  Comandante delle  Brigate Nere la  reda-
               zione  di  una  serie  di  piani  organizzativi  e  logistici.
                    Il progetto si concretizzò nei primi giorni di aprile 1945, successiva-
               mente alla caduta di Bologna e durante l'offensiva finale alleata. Il 4 apri-
               le Pavolini, preceduto il  22 marzo dal sottosegretario agli Interni Pini, si
               recò a Sondrio, Tirano e Chiesa in Valmalenco per controllare la situazio-
               ne. La  Valtellina,  lungo  canale che  si  sviluppa  parallelamente al  confine
               elvetico,  si  prestava all'idea che  il  Comandante delle  Brigate Nere si  era
               fatto  del RAR:  per isolarla  sarebbero  risultati  sufficienti  la  chiusura  dei
               due accessi  alla  valle,  a  Colico (verso  il  lago  di Como) e ad Edolo (verso
               le valli bergamasche e bresciane), ed il presidio dei quattro valichi (Chia-
               venna  e Tirano verso  la  Svizzera,  passi  dello  Stelvio  e  dell'Aprica  verso
               il  Tirolo).  Pavolini  avrebbe  concentrato  nel  RAR le  seguenti  unità: la  I
               Brigata Nera operativa "Garibaldi", comandata dal console generale Onorio


               (16)  Frederick William  Deakin,  cit.,  p.  711.
               (17)  Ibidem,  p.  712.








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