Page 118 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               Onori, costituita ad hoc  e composta da alcuni  reparti della  "Tagliamen-
               to" e della  "Guardia del Duce" nonché da brigatisti neri di Sondrio, Va-
               rese, Cremona, Milano, Como, Firenze, Arezzo, Pistoia: settecentocinquanta
               uomini male amalgamati e raccolti in pochi mesi dal Comando di Mader-
               no.08>  Alle truppe fasciste si sarebbe aggiunto un contingente autotraspor-
               tato di  cinquecento militi della  Milice  Francaise  di Vichy,  al  comando del
               loro  leader Joseph  Darnand,  e  collocato  tra  Tirano  e  Grosio.09)  Inoltre,
               avrebbero rafforzato il raggruppamento la Legione autonoma mobile "Et-
               tore Muti", i Gruppi di Azione Giovanile "Onore e Combattimento", unità
               di fascisti emiliani e veneti e le Brigate Nere di Milano, Bergamo, Brescia,
               Verona e Como. 116 aprile Graziani nominò il console Onori comandan-
               te del Ridotto.  Al  fianco  di Onori si  costituì uno Stato Maggiore compo-
               sto da Paolo Benzoni, ufficiale della GNR distaccato presso la "Garibaldi",
               il  Capo della  Provincia  di  Sondrio Rino  Parenti,  il  colonnello  Trotta ed
               il  Federale  di  Sondrio  Rodolfo  Parmeggiani.
                    Il  Federale di Milano, Vincenzo  Costa,  fu  incaricato da Pavolini di
               redigere un piano strategico. La "Garibaldi" avrebbe presidiato la Valtel-
               lina, ed il suo comando sarebbe stato collocato a Morbegno. L'accesso di
               Colico sarebbe stato chiuso dalla "Muti", dalla Brigata Nera milanese "Aldo
               Resega"  e dalla brigata comasca "Cesare Rodini". Il collegamento con le
               valli Serina e Brembana sarebbe stato presidiato dalla  Brigata Nera ber-
               gamasca "Giuseppe Cortesi" , mentre i fascisti  bresciani (V  Brigata Nera
               mobile "Enrico Quagliata") si  sarebbero occupati dell'accesso  dalla Val-
               camonica. Tra le  province di  Bergamo e Brescia, a  copertura, sarebbero
               stati collocati  i militi  della  Brigata Nera veronese  "Stefano Rizzardi".  Il
               nodo di Edolo sarebbe stato presidiato da reparti brigatisti emiliani e ve-
               neti. Infine, il passo dello Stelvio avrebbe goduto della copertura di unità
               germaniche. Benito Mussolini ed il Governo si sarebbero trasferiti presso
               la prefettura di Sondrio, protetti dalle unità della "Guardia del Duce" ap-
               partenenti alla  "Garibaldi" e dai  Gruppi giovanili  "Onore e Combatti-
               mento". A Sondrio e nei principali centri abitati della valle sarebbero state
               altresì  approntate  emittenti  radiofoniche  e  telegrafiche.  Una  tipografia
                                                         20
               avrebbe  stampato  un  "bollettino"  del  RAR.< >

               (18)  A testimonianza della confusione politico-ideologica di quei giorni, si tenga presen-
                   te che i brigatisti della "Garibaldi" erano caratterizzati da un viscoso fazzoletto ros-
                   so  indossato  sopra la  sahariana  nera.
               (19)  Alessandro  Zanella,  L'ora  di  Dongo,  Rusconi,  Milano,  1993,  p.  77.
               (20)  Le Brigate Nere piemontesi e liguri sarebbero state escluse dal Ridotto ed abbando-
                   nate alloro destino. (Ricciotti Lazzero, Le Brigate Nere,  Rizzoli, Milano,  1983, p. 239).








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