Page 123 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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GLI  ULTIMI  MESI  DELLA  R.S.I.                                  115

               sociare le  teorizzazioni  "rivoluzionarie" e neosocialiste della R.S.I.  con i
               programmi di almeno una parte delle  forze  politiche antifasciste.  A  pro-
               posito delle riunioni presso l'appartamento di Gorrieri, scrive Manunta:
               "La casa di Gorrieri divenne da quei giorni in poi rifugio di antifascisti.
               Vi  incontravo  uomini  e  donne  che  parlavano  apertamente  di  assistenza
               ai  'compagni'  imprigionati,  di  marxismo  e  di  rivoluzione  sociale  im-
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               minente". < >
                    Tra i sostenitori della linea conciliativa spiccava un ex allievo di Be-
               nedetto Croce, il filosofo Emmondo Cione, un lucido cattedratico dal pas-
               sato antifascista che aveva accolto con entusiasmo la nascita della Repubblica
               Sociale. Il 14 agosto e il  1°  dicembre 1944 Cione si incontrò con Mussoli-
               ni, su intercessione del Ministro dell'Educazione Nazionale Carlo Alberto
               Biggini, illustrandogli le sue idee circa la possibilità di giungere ad un dia-
               logo  tra le  componenti  moderate del  Fascismo  e  dell'Antifascismo.  Nel-
               l' incontro  di  dicembre  il  Duce  propose  al  professore  di  costituire  un
               movimento "afascista"  che facesse proprio il programma di Verona, epu-
               randolo da ogni riferimento diretto e indiretto all'Idea fascista.  Una sorta
               di Partito d'opposizione all'interno della R.S.I., che vigilasse sull'applica-
               zione dei postulati costituzionali dello Stato basandosi sul trinomio "ltalia-
               Repubblica-Socializzazione". Ma soprattutto un "ponte", gettato verso l'an-
               tifascismo ed utilizzabile all'occorrenza. Il nome provvisorio dell' organiz-
               zazione avrebbe dovuto essere "Indipendenza nazionale, libertà e giustizia
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               sociale''. < >
                    Entusiasta, Cione si mise all'opera, scrivendo un lungo articolo, "Con-
               fessione a cuore aperto", che incontrò l'approvazione del Duce. Nello scrit-
               to,  l'intellettuale  dichiarava  di  schierarsi  "per  l'Italia  e  non  per  un
               determinato partito politico", compreso il  PFR.  L'eventuale adesione ad
               un movimento, secondo Cio ne,  sarebbe stata subordinata all'effettiva at-
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               tuazione dei  postulati di Verona.< 9>  Nonostante l'approvazione di  Mus-
               solini,  la  pubblicazione  dell'articolo  fu  procrastinata  dal  Ministro  della
               Cultura Popolare, Fernando Mezzasoma, il quale non condivideva affatto
               la politica conciliativa di Cione. "Ebbi così la prima dimostrazione", scri-
               ve Cione nelle sue memorie "del fatto che mi divenne sempre più eviden-
               te  e cioè  che la  politica  conciliativa  di  Mussolini  era  sabotata da  un'ala


               (27)  Ugo  Manunta,  cit.,  p.  86,  nota  l.
               (28)  Edmondo  Cione,  cit.,  p.  149-153.
               (29)  Ibidem,  p.  313.








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