Page 120 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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112 MARCO CUZZI
Graziani, dopo avere nominato Onori comandante del Ridotto si di-
sinteressò al piano di Pavolini: l'assenza di militari dell'Esercito Repub-
blicano e la natura integralmente fascista degli organici, formalmente
dipendenti dal Comando Supremo ma in realtà ancora sottoposti alle au-
torità di Partito, era la testimonianza del diffidente atteggiamento delle
Forze Armate nei confronti del RAR.
Tuttavia, si ebbero anche sostenitori dell'iniziativa, seppure per mo-
tivi tra loro assai differenti. Alcuni videro nella collocazione geografica
del Ridotto, vicino al Tirolo saldamente controllato dagli alleati germanici
ma ancora più vicino alla neutrale Confederazione Elvetica, un'occasione
per tenersi aperta una via di fuga. Inoltre, la concentrazione di unità com-
battenti repubblicano-sociali in una zona territorialmente limitata avreb-
be potuto rappresentare una "carta" da giocare all'arrivo delle colonne
alleate, soprattutto in un'ipotesi di "soluzione greca" della situazione, con
da un lato gli anglo-americani e le forze politiche e partigiane moderate
e dall'altro i socialcomunisti. A tale ipotesi, che prevedeva l'impiego dei
fascisti al fianco degli Alleati in caso di guerra civile, si affiancarono ra-
gionamenti ancora più fantasiosi: da un utilizzo del RAR quale riserva
" rivoluzionaria" da porre al servizio dei partigiani di sinistra in una sorta
di proseguimento della "rivoluzione" anticapitalistica, ad un ennesimo cam-
biamento di fronte in visione ami-tedesca, al fianco dei vincitori.
Ci fu infine chi, sulla falsariga del modus operandi di Borghese e della
sua Decima Mas sui confini orientali, prevedendo una penetrazione jugo-
slava da oriente, immaginava che qualcuno, il Governo del sud, gli anglo-
americani, lo Stato Maggiore partigiano o perlomeno la maggioranza di
esso, sarebbe sceso a patti con la "Repubblica Sociale della Valtellina" per
fronteggiare solidalmente il nuovo pericolo.
Ma ci fu anche chi accolse il progetto con puro entusiasmo. Per un
uomo infarcito di cultura romantica come Alessandro Pavolini il RAR rap-
presentava la Ragnarok del Fascismo, l'ultima ideale battaglia degli uomi-
ni contro le forze del male, una battaglia persa in partenza, il sacrificio
nel sangue dei fedelissimi, dei credenti, degli eroi. Ma un sacrificio di di-
mensioni e portata epocali, che avrebbe redento definitivamente il Fasci-
smo ed il popolo italiano da decenni, forse addirittura da secoli, di
compromessi. Le nuove generazioni, per Pavolini, avrebbero letto delle
gesta dei fascisti in Valtellina e la loro "bella morte" come si leggevano
le imprese di Leonida alle Termopili, e il Fascismo attraverso tale epicità
sarebbe sopravvissuto a se stesso. Riuniti accanto ai simboli della Patria
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