Page 115 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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GLI  ULTIMI  MESI  DELLA  R.S.I.                                  107

               nel quale la Repubblica si trovava:  "Di fronte a questa realtà, come si  so-
               no comportate le masse? Non certo bene. Esse- forse senza accorgersene
               -tradirono la loro causa e quella della Patria, non avendo dato al Gover-
               no fascista tutta la necessaria solidarietà. Anzi qualche volta gli hanno creato
               seri imbarazzi, con scioperi, con richieste assurde, con ostentazioni ami-
               patriottiche.  Per  questo  noi  più volte  abbiamo  deplorato  certe  serenate
               demagogiche di  qualche  camerata ed abbiamo  avanzato  delle  riserve  al-
               lorché numerose provvidenze piovevano dall'alto. Volevamo che prima si
               instaurasse quel senso indispensabile di disciplina nazionale, per cui pri-
               ma si  sentisse l'autorità dello Stato. Ci sembrava assurdo l'ispirarci al re-
               pubblicanesimo mazziniano sovvertendone la concezione nell'anteporre ai
               doveri,  i diritti del cittadino.  La  socializzazione poi,  ideata dal fascismo,
               poteva essere soltanto realizzata mercé una seria collaborazione da parte
               degli  interessati.  Questo finora  si  è verificato  raramente.  La  massa degli
               operai ostenta la  sua indifferenza al  nostro programma sociale".<l3) Tut-
               tavia la voce di Farinacci restò isolata. Il  22  marzo  1945,  nel corso della
               diciassettesi.ma riunione del Consiglio dei Ministri fu deliberata per il suc-
               cessivo  21  aprile la socializzazione di tutte le  aziende industriali  "aventi
                                                                   4
               almeno cento operai e capitale di almeno un milione".0 ) Il 4  aprile il  Di-
               rettorio del Partito fascista  repubblicano, che in passato - su ispirazione
               di Pavolini- aveva sollevato parecchie eccezioni sulla socializzazione, ap-
               provò una "Dichiarazione di natura sociale" assai simile nei contenuti ai
               provvedimenti di Spinelli: "Il capitale diviene secondario rispetto al lavo-
               ro, diviene un suo strumento e non viceversa, affluisce come una necessa-
               ria  circolazione  entro  gli  organismi  di  lavoro,  che  sono  le  aziende .... Il
               limite dimensionale alla proprietà e al capitale è posto attraverso la limi-
               tazione del reddito derivante dalla socializzazione delle gestioni aziendali
               e attraverso la tassa progressiva sul reddito, che, insieme con la tassa sulla
               successione e con la forma di risparmio obbligatorio, deve costituire uno
               dei  capisaldi  della  politica  finanziaria  della  Repubblica" .05)  Traspariva
               invero  nel  documento  una serie  di  affrettate  precisazioni  che  tentavano
               di  "rettificare"  quanto  possibile  alcuni  eccessi  interpretativi  di  qualche
               funzionario ministeriale estremista quasi in odore di  "bolscevismo"; tut-


               (13)  Giacomo Perticone, La repubblica di Salò,  Edizioni Leonardo, Roma, 1946, p. 232-233.
               (14)  "17•  riunione del  Consiglio  dei  Ministri  repubblicano",  in:  Opera  omnia  di  Benito
                   Mussolini,  vol.  XXXII,  cit.,  p.  183.
               (15)  Franco Massobrio- Umberto Guglielmotti, Storia della Repubblica Sociale Italiana, vol.
                   II,  cit.,  p.








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