Page 203 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
P. 203

IL  CLERO  CAITOLICO                                              195

                   Nei progetti di ricostruzione del nuovo stato giocava inoltre un ruo-
              lo fondamentale la convinzione anglo-americana che il fascismo non fosse
              penetrato in profondità nella società italiana e che questa potesse dunque
               ricrearsi senza troppi sussulti in strutture che,  sottraendosi ad istanze ri-
              voluzionarie, garantissero scelte conservatrici che si  collegassero alle  isti-
              tuzioni  precedenti  all'avventura  del  periodo  fascista.
                   Il clero si trovava a far parte di questo progetto. In alcuni casi alcuni
               parroci accettavano in linea momentanea anche di assumere compiti e ca-
               riche civili, mentre da essi partivano indicazioni di moderazione nelle epu-
               razioni  dei  fascisti  distinguendo  tra  chi  aveva  commesso  reati  e  chi  era
               stato  costretto  ad aderire  per  ottenere o  conservare un  posto  di  lavoro.

                   Nel panorama politico italiano si  imponeva comunque la scelta reli-
              giosa,  il  rifiuto  della  politica,  lo  spiritualismo,  che  facevano  del  mondo
               cattolico un blocco  compatto intorno alle  indicazioni del  papa. Tuttavia
               la difesa della specificità cattolica e dell'autonomia della  chiesa favoriva-
               no  le  rivendicazioni  di  un  ruolo  per  il  clero  nella  gestione  della  società
               anche se il ruolo della chiesa rimaneva di ordine religioso.  Di conseguen-
               za si affermava progressivamente l'esigenza di fare riferimento ad un par-
              tito che fosse vicino e fosse disposto a difendere le posizioni etiche e religiose
               della  chiesa. All'inizio del  1945, parallelamente alla  nascita delle ACLI e
               di  altre organizzazioni ecclesiastiche a carattere sociale,  si  affermavano i
               continui riferimenti all'aconfessionalità del Partito Popolare di Sturzo. Ma
               le esperienze dell'anno precedente nelle zone liberate avevano dimostrato
               che la preoccupazione di mantenere uniti i cattolici anche sul versante po-
               litico e la  progressiva posizione del clero come mediatore nelle  difficoltà
               della guerra e poi della vita politica e anche il timore che prevalessero for-
               ze politiche antireligiose avevano reso evidente che l'aconfessionalità non
               si  sarebbe potuta realizzare e che al contrario doveva crescere l'impegno
               politico dei cattolici come tali e favoriti dal clero. Il passaggio dalla prima
               alla fase  successiva era reso evidente dalla progressiva emarginazione dei
               vecchi  militanti del Partito Popolare che  non avevano accettato compro-
               messi  con  il  fascismo.
                   Con la fine della guerra si concretizzano le indicazioni romane. Dal-
               l' estraneità alla politica si passa va ad una richiesta di maggiore attenzione
               da parte del clero ai problemi sociali e politici indicando il referente poli-
               tico nella Democrazia Cristiana. Il clero non doveva intervenire nella po-
               litica, ma creare presupposti perché la coscienza dei credenti potesse operare
               scelte politiche senza tradire fede e morale cattolica. La linea della mode-








   III-VOLUME-SESTO-anno.indd   195                                                     22/03/16   09:39
   198   199   200   201   202   203   204   205   206   207   208