Page 296 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               1944 scriveva: "Noi consideriamo come un fatto positivo, di cui dobbia-
               mo rallegrarci e che in tutti i modi dobbiamo favorire, la occupazione del-
               la  regione  giuliana  da  parte  delle  truppe  del  maresciallo  Tito.  Questo
               significa infatti che in questa regione non vi sarà né un'occupazione ingle-
               se,  né una restaurazione dell'amministrazione reazionaria italiana, cioè si
               creerà una situazione profondamente diversa da quella che esiste nella parte
                                                                    4
               libera dell'Italia, si creerà una situazione democratica". <3 > Va notato che
               il  partito guidato  da Togliatti  partecipava  al  governo  da  cui  dipendeva
               la  cosiddetta  "amministrazione reazionaria  italiana"  e  che,  in  base  alla
               loro impostazione, "i comunisti italiani avrebbero appoggiato, se fosse stato
               possibile,  che  tutto  il  nord  dell'Italia  fosse  liberato  dall'esercito  iugosla-
               vo".<35>  Sempre le  istruzioni  del  19  ottobre  invitavano  a  prendere  posi-
               zione contro gli imperialisti e i nazionalisti italiani e sollecitavano i partigiani
               italiani  a  divenire  "parte integrante  dell'esercito  di  Tito".
                   Applicazione di queste direttive fu  il passaggio il 7 novembre (anni-
               versario della  rivoluzione bolscevica del  1917, dei garibaldini dalla Nati-
               sone alle dipendenze del IX Corpus sloveno, come da quest'ultimo richiesto
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               due mesi prima. <3 > I partigiani anticomunisti delle Osoppo,  con larga pre-
               senza di militari, in particolare alpini,  rifiutarono di  porsi agli  ordini di
               Tito e  18 di loro, comandanti e militi, furono  assassinati dai garibaldini
               a Porzus nel febbraio  1945. L'eccidio di Porzus rispondeva alla stessa lo-
               gica della eliminazione da parte dei sovietici degli ufficiali dell'esercito po-
               lacco  a  Katyn,  nella  primavera  1940,  del  successivo  abbandono  della
               resistenza anticomunista insorta a Varsavia nell'agosto  1944 e infine del-
               l' arresto dei  superstiti capi di  quest'ultima da parte di  Stalin.  I massacri
               di italiani del  settembre-ottobre  1943  e del maggio-giugno  1945  rispon-



               (34)  Pubbl. in P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, V, La Resistenza, Togliat-
                   ti e il partito nuovo, Torino, 1975, p. 437; cfr. Dé Robertis, op.cit., p. 201-5 e 266-67.
                   Le direttive di Togliatti erano state anticipate dall'appello pubblicato dalla direzio·
                   ne del PCI per l'Italia occupata che invitava i partigiani italiani che fossero venuti
                   a contatto con le forze di Tito a "mettersi disciplinatamente sotto il {loro} comando
                   operativo".
               (35)  P.  Fallante, Il Partito comunista italiano e la questione di  Trieste nella Resistenza,  in Storia
                   Contemporanea, a. VII (1976), n.  3, p.  494; della stessa opinione Pupo, La rifondazio-
                   ne ... , cit.,  p.  64.
               (36)  Cfr. G. Padoan (V anni), Abbiamo lottato insieme. Partigiani italiani e sloveni al confi-
                   ne orientale, Udine,  1965, p.  125-26; M. De Leonardis, La Gran Bretagna e la resisten-
                   za partigiana  in  Italia  (1943-1945),  Napoli,  1988,  p.  3'34-35.








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