Page 303 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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IL PROBLEMA DELLE FRONTIERE ORIENTALI 295
anglo-americani, che avrebbero instaurato il loro governo militare su tutti
i "territori liberati sino alla frontiera del 1939".< 57 >
Quest'ultima assicurazione era stata trasmessa da Tarchiani il 19 apri-
le, quando ormai gli avvenimenti avevano preso una piega assai diversa,
resa inevitabile dalle decisioni (o non decisioni) alleate. In estrema sintesi
(vista la presenza di un'altra relazione specifica sul tema) si può dire che
in campo alleato si erano confrontati due atteggiamenti.< 58 > L'uno, impron-
tato al pragmatismo ed espresso dai militari, prendeva atto che le forze
di Tito, già nelle prime settimane del 194 5, controlla vano aree della V e-
ne zia Giulia ed erano in buona posizione per giungere in altre zone prima
degli anglo-americani; quindi, secondo il maresciallo Alexander, era ''es-
senziale" agire in accordo con Tito e "fare di necessità virtù", invitando
gli jugoslavi a partecipare come alleati al governo militare della Venezia
Giulia. I militari volevano mantenere le linee di comunicazione con l' Au-
stria e non si preoccupavano se l'occupazione jugoslava di territori ne
avrebbe pregiudicato la sorte finale. I politici, soprattutto gli americani,
insistevano sul mantenere ferma la direttiva del 30 ottobre 1944 che tutti
i territori del Regno d'Italia entro il confine del 1939 dovessero essere oc-
cupati e governati da loro e dagli inglesi. Tuttavia, dopo aver affossato
ripetutamente i progetti di Churchill di sbarchi in !stria e in Dalmazia,
gli statunitensi erano altresì contrari a rischiare la vita dei loro soldati per
immischiarsi nelle questioni balcaniche, come sottolinearono con forza il
segretario alla guerra Stimson e il Capo di Stato Maggiore dell'esercito Mar-
shall. Sempre per non guastare i rapporti con Tito, fu deciso di continua-
re ad appoggiare con navi, aerei e carri armati le sue operazioni di conquista
della Dalmazia e dell'lstria.<59) In tal modo la pretesa americana di stabi-
(57) Cfr. De Gasperi a Charles e a Kirk, 14-3-45, De Gasperi a Tarchiani, 23·3-45,
Prunas a De Gasperi, 28-3-45, Tarchiani a De Gasperi, 5 e 19-4-45, ibi n. 91 , 104,
107, 114, 136; Dé Robertis, op. cit., p. 239-40; De Castro, La questione ... , cit.,
vol. Il, p. 317 -20; A. Tarchiani, Dieci anni tra Roma e Washington, Milano, 195 5,
p. 52-56; P. Cacace, Venti anni di politica estera italiana (1943-1963), Roma, 1986,
p. 113-15.
(58) Una documentazione relativa al dibattito a tutto aprile 1945 sull'occupazione della
Venezia Giulia è in FRUS, 1945, vol. IV, cit., p. 1103-30 e in H.L. COLES-A.K.
WEINBERG, Civil Affairs: Soldiers Becom Governors, Washington, 1964, cap.
XX; una completa ricostruzione in Dé Robertis, op. cit., cap. IV.
(59) Cfr. L. Foggiali, "Le operazioni navali in Dalmazia", in Rivista Marittima, maggio
1995, p. 75-96. Eventuali scontri tra anglo-americani e titini avrebbero visto que-
sti ultimi combattere con le armi fornite dai primi: una situazione destinata a ripe-
tersi nell'ottobre-novembre 1953 (cfr. M. De Leonardis, La "diplomazia atlantica"
e la soluzione del problema di Trieste (1952-1954), Napoli, 1992, p. 326). Tito
naturalmente impediva invece autonome operazioni alleate in Istria e in Dalmazia.
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