Page 306 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              a Roma e consigliere politico di Alexander, che già si era battuto nei mesi
              precedenti  contro  cedimenti  a Tito.  Kirk sottolineò  infatti l'importanza
              per gli Stati Uniti dell'amicizia dell'Italia, di mantenervi la stabilità politi-
              ca e bloccare l'espansione del comunismo. Allargando lo sguardo all' inte-
              ra Europa,  Kirk e il  segretario  di  Stato  f.f. Grew evidenziarono  che già
              i sovietici agivano a loro piacimento in Polonia ed ora, attraverso gli jugo-
              slavi,  volevano  imporsi  anche  nella  Venezia  Giulia.  Mentre  gli  anglo-
              americani, ottemperando agli  accordi con i sovietici, si  apprestavano ad
              arretrare di 120 miglia verso ovest nei territori tedeschi da essi conquista-
              ti,  non si  poteva tollerare che gli  jugoslavi si  spingessero invece ad occi-
              dente  violando  le  intese  precedenti.  Tito  si  comportava  come  Hitler,  i
              giapponesi e Mussolini (un paragone fatto per primo da Kirk e poi ripre-
              so da Grew e pubblicamente da Alexander):  il Comandante Supremo al-
              leato  (le  cui  truppe erano  disgustate  dalle  atrocità  jugoslave)  e  Truman
              si  dissero  decisi  a  "cacciar via"  gli  jugoslavi.<70
                  Queste energiche prese di posizione non potevano però annullare com-
              pletamente il  fatto  compiuto,  come segnalò  il  27  maggio l'ambasciatore
              Tarchiani, che si sforzava giustamente di far comprendere agli statuniten-
              si "che Trieste non era soltanto un problema italiano, ma anche uno vita-
              le anglo-americano". Il  1° giugno Tarchiani informava che si trattava con
              Tito sulla  base  di  una divisione  del  controllo  amministrativo e  militare
              della Venezia Giulia "corrispondente grosso modo" alla linea Wilson del
              1939. Basandosi sulle informazioni di Tarchiani, secondo le quali gli Sta-
              ti Uniti erano impediti ad insistere per l'amministrazione alleata di tutta
              la regione dall'atteggiamento inglese (in verità una semplificazione defor-
              mante dalla realtà), il De Gasperi soprattutto ai britannici ribadì il punto
              di vista italiano, chiedendo, in subordine alla occupazione da parte degli
              occidentali dell'intera Venezia Giulia, almeno una amministrazione mista
                                                          72
              anglo-jugo-americana ad est della linea Wilson. < > Le  rimostranze italiane

              (71)  Cfr.  a  Kirk,  1-5-45, Kirk al  Segretario di  Stato, 4-5-45,  Grew a Truman, 4-5·45,
                  Kirk al Segretario di Stato, 5, 8 e 9-5-45, Grew a Truman, 10-5-45, Memorandum
                  ofConversation a firma Grew,  10-5-45, Churchill a Truman, 19-5-45, FRUS,  1945,
                  vol.  IV,  cit., p.  1130-68; Dé Robertis, op.  cit.,  cap. V,  Cacace, op.  cit., cap. XII;  la
                  relazione di J.  Gooch, Trieste nella  politica anglo-americana in questo stesso volu-
                  me;  Coles·Weinberg,  op.  cit., p.  595-603.  Sulla  situazione loco,  cfr.  COX,  op.  cit.,
                  cap. XV-XIX; E.  Maserati, L'occupazione jugoslava di Trieste, maggio-giugno  1945-1946,
                  Udine  1963; De Castro,  Il problema  di  Trieste ... , cit.,  cap.  IV-V.
              (72)  Tarchiani a  De Gasperi,  27-5-45,  De Gasperi a Tarchiani, 6-6-45,  De Gasperi a
                  Carantini, 6-6-45, De Gasperi a Charles e Kirk,  6-6-45, Tarchiani a  De Gasperi,
                  10-6-45, DDI, vol.  Il, cit. n. 222, 240, 241, 242,  249; FRUS,  1945, vol.  IV,  cit.,
                  p.  1179-84.









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