Page 306 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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298 MASSIMO DE LEONARDIS
a Roma e consigliere politico di Alexander, che già si era battuto nei mesi
precedenti contro cedimenti a Tito. Kirk sottolineò infatti l'importanza
per gli Stati Uniti dell'amicizia dell'Italia, di mantenervi la stabilità politi-
ca e bloccare l'espansione del comunismo. Allargando lo sguardo all' inte-
ra Europa, Kirk e il segretario di Stato f.f. Grew evidenziarono che già
i sovietici agivano a loro piacimento in Polonia ed ora, attraverso gli jugo-
slavi, volevano imporsi anche nella Venezia Giulia. Mentre gli anglo-
americani, ottemperando agli accordi con i sovietici, si apprestavano ad
arretrare di 120 miglia verso ovest nei territori tedeschi da essi conquista-
ti, non si poteva tollerare che gli jugoslavi si spingessero invece ad occi-
dente violando le intese precedenti. Tito si comportava come Hitler, i
giapponesi e Mussolini (un paragone fatto per primo da Kirk e poi ripre-
so da Grew e pubblicamente da Alexander): il Comandante Supremo al-
leato (le cui truppe erano disgustate dalle atrocità jugoslave) e Truman
si dissero decisi a "cacciar via" gli jugoslavi.<70
Queste energiche prese di posizione non potevano però annullare com-
pletamente il fatto compiuto, come segnalò il 27 maggio l'ambasciatore
Tarchiani, che si sforzava giustamente di far comprendere agli statuniten-
si "che Trieste non era soltanto un problema italiano, ma anche uno vita-
le anglo-americano". Il 1° giugno Tarchiani informava che si trattava con
Tito sulla base di una divisione del controllo amministrativo e militare
della Venezia Giulia "corrispondente grosso modo" alla linea Wilson del
1939. Basandosi sulle informazioni di Tarchiani, secondo le quali gli Sta-
ti Uniti erano impediti ad insistere per l'amministrazione alleata di tutta
la regione dall'atteggiamento inglese (in verità una semplificazione defor-
mante dalla realtà), il De Gasperi soprattutto ai britannici ribadì il punto
di vista italiano, chiedendo, in subordine alla occupazione da parte degli
occidentali dell'intera Venezia Giulia, almeno una amministrazione mista
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anglo-jugo-americana ad est della linea Wilson. < > Le rimostranze italiane
(71) Cfr. a Kirk, 1-5-45, Kirk al Segretario di Stato, 4-5-45, Grew a Truman, 4-5·45,
Kirk al Segretario di Stato, 5, 8 e 9-5-45, Grew a Truman, 10-5-45, Memorandum
ofConversation a firma Grew, 10-5-45, Churchill a Truman, 19-5-45, FRUS, 1945,
vol. IV, cit., p. 1130-68; Dé Robertis, op. cit., cap. V, Cacace, op. cit., cap. XII; la
relazione di J. Gooch, Trieste nella politica anglo-americana in questo stesso volu-
me; Coles·Weinberg, op. cit., p. 595-603. Sulla situazione loco, cfr. COX, op. cit.,
cap. XV-XIX; E. Maserati, L'occupazione jugoslava di Trieste, maggio-giugno 1945-1946,
Udine 1963; De Castro, Il problema di Trieste ... , cit., cap. IV-V.
(72) Tarchiani a De Gasperi, 27-5-45, De Gasperi a Tarchiani, 6-6-45, De Gasperi a
Carantini, 6-6-45, De Gasperi a Charles e Kirk, 6-6-45, Tarchiani a De Gasperi,
10-6-45, DDI, vol. Il, cit. n. 222, 240, 241, 242, 249; FRUS, 1945, vol. IV, cit.,
p. 1179-84.
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