Page 307 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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IL  PROBLEMA  DELLE  FRONTIERE  ORIENTALI                         299

               e soprattutto una dichiarazione pubblica di De Gasperi, nonostante il lo-
               ro  tono assai  moderato,  irritarono però il  Foreign  Office  e lo  stesso  Chur-
               chill, che si attendeva "riconoscenza e non risentimento"  per aver sottratto
               Trieste  alla  dominazione  jugoslava.ml
                   Purtroppo gli  accordi con gli  jugoslavi,  firmati  a  Belgrado il  9 giu-
               gno e perfezionati a Duino il  20, dividevano le zone di occupazione non
               in base alla linea Wilson, ma alla ben peggiore (per gli italiani) "linea Mor-
               gan". Nell'incertezza di quale fosse l'effettiva linea di demarcazione, sta-
               bilita  nell'accordo  di  Belgrado,  peraltro  ancora  da  definire  nei  dettagli,
               il  12 giugno De Gasperi chiese che gli anglo-americani occupassero tutta
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               una serie di località della  costa  occidentale < l dell'lstria e  dell' immedia-
               to entroterra (Muggia, Capo d'lstria, Isola, Pirano, Umago, Cittanova, Pa-
               renzo, Orsera, Rovigno, Fasana, Dignano, Buie, Gallesano, Valle, Montona,
               Visignano),  nessuna delle quali, tranne Muggia,  rimase poi in mano agli
               alleati e fu quindi più tardi mantenuta entro i confini italiani; che vi fosse
               libertà di trasferimento con i propri averi per chi lo volesse;  che osserva-
               tori  alleati  o  italiani  avessero  compiti  di  vigilanza  dell'amministrazione
               della zona ad est della linea Morgan, parallelamente a quanto gli jugoslavi
               avevano già ottenuto per la zona in mano agli anglo-americani. Le  richie-
               ste furono ripetute aStone il21, quando ormai l'accordo di Duino aveva
               sancito la  "consacrazione per i nove decimi del fatto  compiuto di Tito",
               per usare l'espressione di De Gas peri quando conobbe l'esatto tracciato
               della linea Morgan. La protesta italiana fu allora accorata, ma di tono mo-
               derato, priva di recriminazioni per il comportamento degli anglo-americani,
               ai  quali  si  esprimeva anzi gratitudine e apprezzamento  per la  loro  azio-
               ne.<75l  Come si  è visto  e come  ricorda Tarchiani,  "a Londra"  "le nostre
                                                                                   6
               pur blande e  ragionate  rimostranze"  erano  state  "prese sul  tragico" <7 l


               (73)  Cfr.  Carantini a De Gasperi, 9-6-45, DDI, vol.  Il, cit., n.  246 e 248 (telegramma
                   e lettera  personale).
               (74)  Cfr. De Gasperi a Charles e a Kirk,  12-6-45 (dove per una svista si parla di "costa
                   orientale"  dell'lstria),  De Gasperi a  Carandini,  14-6-45,  De Gasperi a  Tarchiani
                   e Carandini,  15-6-45, ibi,  n.  253,  259,  263. La  corrispondenza  di  De Gasperi  si
                   basava anche su un Appunto  dell'l1-6-45  (ibi,  n. 251) del Capo dell'ufficio  quarto
                   della  Direzione Generale affari  politici,  Maurilio Coppini, dal tono sorprendente-
                   mente ottimistico  sull'accordo di  Belgrado  del  9  giugno,  definito  "un equo com-
                   promesso''.
               (75)  Cfr. De Gasperi a Tarchiani e Carantini, 21  e 23-6-45, De Gasperi aStone, 21-6-45:
                   ibi,  n. 278, 281, 279; FRUS,  1945, vol. IV, cit. p. 1187-91; De Castro, La questio-
                   ne ... , cit.,  vol.  I,  p.  346-47.
               (76)  Tarchiani,  op.  cit.,  p.  64.








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