Page 309 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
P. 309

IL  PROBLEMA  DELLE  FRONTIERE  ORIENTALI                          301


              pea (che rientrava tra le  possibilità da loro considerate) dovesse far  parte
                                                7
              non solo  Fiume,  ma anche Trieste.< 9)  Secondo il  documento,  il governo
              di Re Pietro aveva "buone probabilità" di insediarsi a Belgrado (con l'aiuto
              delle forze  di  Mihailovic e perfino di quelle del collaborazionista Nedic)
              e quindi occorreva prendere contatto con esso. Presso Tito andava inviata
              una missione militare per coordinare l'invio della brigata Garibaldi (com-
              posta  da truppe delle  divisioni Venezia  e Taurinense del Regio  Esercito
              non arresesi 1'8  settembre) su Gorizia, Trieste, Fiume e Zara; <SO)  era co-
              munque "da escludere ogni contatto" implicante un "riconoscimento po-
              litico". Inutile sottolineare il non realismo di queste valutazioni e proposte
              riferite  alla Jugoslavia.
                   Il documento, premessa una autocritica  per la  politica di  snaziona-
              lizzazione svolta  dal fascismo  e per le  annessioni  della  Dalmazia e  della
              provincia di Lubiana, riaffermava inoltre la  piena "legittimità" della  no-
              stra 'frontiera naturale' ad oriente ... raggiunta con il Trattato di Rapallo,
              inclusa la sovranità su Zara e la contiguità territoriale con Fiume indipen-
              dente. Tale frontiera era necessaria per non mettere l'Italia e l'Europa oc-
              cidentale  "alla  mercede  del  mondo  slavo":  in  ciò  gli  interessi  italiani
              coincidevano  con quelli  britannici.  Chiamare il  Conte Sforza  alla  presi-
              denza di una commissione di studio per i rapporti con gli  slavi  del sud,
              secondo l'ottimistica conclusione del rapporto, avrebbe dovuto rassicura-
               re  gli  alleati  sull'"equanimità"  dell'Italia  nell'affrontare  quel  problema.
                   Alcuni  temi  dell'Appunto  di  Mazio  venivano  ripresi  nell'Appunto,
                                                                   8
              del Conte Zoppi del  1°  agosto, anch'esso già ricordato.< 0  Il direttore ge-
              nerale degli affari politici prendeva atto che il movimento di Tito andava
              sempre più affermandosi e quindi nella nuovaJugoslavia sarebbe aumen-
              tato il peso degli elementi croati e sloveni. Tuttavia, secondo Zoppi, non
              mancavano argomenti per sostenere di non mutare "nelle sue linee essen-


              (79)  Cfr.  Dé Robertis,  op. cit.,  p.  79.
              (80)  Il  suggerimento  fu  accolto,  anche  se  con  spirito  probabilmente diverso  da  quello
                   implicito nelle parole di Mazio, che facevano pensare ad un impiego della Garibaldi
                   nella  liberazione delle  città  indicate.  Fu  infatti  chiesto  di  inviare presso Tito  una
                   missione militare per informarsi sulle necessità delle truppe italiane e  rimpatriare
                   i malati e i feriti;  comunque non  risulta sia stata  inviata alcuna  missione (cfr.  Vi-
                   sconci Venosta a Stone,  31-7-44, Visconti Venosta a Messe,  13-8 e 25-9-44, DDI,
                   vol.  I,  cit.,  n.  311,  341,  428;  De Gasperi  a  Quaroni,  12-4-4-45,  ibi,  vol.  II,  cit.,
                   n.  122;  Governo  Bonomi,  cit.,  p.  57,  142,  605).
              (81)  Cfr. supra,  n.  5.








   III-VOLUME-SESTO-anno.indd   301                                                     22/03/16   09:45
   304   305   306   307   308   309   310   311   312   313   314