Page 304 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              lire il governo militare alleato su tutto il territorio italiano si  riduceva ad
              una mera petizione di principio, priva di qualunque efficacia, e nelle mo-
              re delle deliberazioni di Londra, Washington e Caserta (sede del Coman-
              do di Alexander), le forze di Tito arrivarono per prime anche a Trieste.<6°>

                   Ancora il  26 e il  28  aprile l'ambasciatore Tarchiani, corso a prote-
              stare per l'occupazione jugoslava di Cherso e Lussino, avvenuta il  22,  ri-
              cevette platoniche assicurazioni sull'occupazione anglo-americana di tutti
              i territori italiani. Il  30 tuttavia il  Dipartimento di Stato  ammise con  il
              nostro ambasciatore "che la  situazione era estremamente difficile".  (61)  Il
              giorno  successivo  De Gasperi  telegrafo  a  Washington,  Londra,  Parigi  e
              Mosca  l'accorata  protesta  per  l'entrata  a  Trieste  delle  truppe  jugoslave.
              Il  3 maggio Tarchiani espresse il timore che,  "assicurata l'occupazione di
              Trieste", gli alleati non avrebbero applicato alla lettera il principio di esten-
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              derla alle frontiere dal  1939.< > Il 9 invece l'ambasciatore a Washington
              riferì risultargli che il 30 aprile fossero state impartite ad Alexander "istru-
              zioni  precise  occupare  Trieste  e  Venezia  Giulia  sino  ai  confini  anno
                     6
              1939" .< 3>  I  due messaggi  di  Tarchiani giunsero comunque al  ministero
              solo  a  fine  mese.
                   Intanto a Roma il governo, riunitosi il 3 maggio, chiedeva che la Ve-
              nezia Giulia fosse amministrata secondo i termini dell'armistizio lungo di
              Malta,  ovvero  interamente ed  esclusivamente dagli  anglo-americani.  Pe-
              raltro Tarchiani, per non indisporre gli americani, evitò di appellarsi alle
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              norme dell'armistizio, che una volta  tanto giocavano a favore  dell'Italia,< >
              né tale argomento giuridico fu  mai più sollevato. Di fronte alla costituzio-
              ne  a  Trieste  di  una  amministrazione  civile  slovena  e  alla  nomina  di  un
              generale jugoslavo a comandante militare della città, il consiglio dei mini-
              stri si riunì nuovamente il 9 maggio. Due proposte vennero avanzate per


              (60)  Il  27 aprile Churchill scrisse a Truman (lettera cit., supra,  n.  3) che non vi era "un
                  minuto da perdere", ma solo  il  30 il presidente autorizzò l'avanzata alleata anche
                  senza  il  consenso  sovietico.  Per come la  vicenda  fu  vista  dalle  truppe sul  campo
                  cfr.  COX,  op.  cit.,  cap. XIII  e XIV.
              (61)  Cfr.  Tarchiani,  pp. cit., p.  56-7; Dé Robertis, op. cit.,  p.  320·  21 ; Tarchiani  a  De
                  Gasperi,  30-4-45,  DDI,  vol.  Il,  cit.,  n.  161.
              (62)  Ibi,  n.  163,  168.
              (63)  Ibi,  n.  180.
              (64)  Cfr. Tarchiani a Phillips (Assistente speciale del Segretario di Stato), 5·5-45, in RUS,
                  1945, vol. IV, cit., p.  1139-40; Dé Robertis, op. cit., p. 318-19. Secondo De Castro
                  peraltro  non si  può parlare di  "grave violazione  dei  termini  dell'armistizio"  per
                  la mancata occupazione di tutti i territori italiani (La questione ... , cit., vol. I, p. 324).








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