Page 310 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              ziali,  la  frontiera  orientale",  che,  "liberamente"  negoziata  a  Rapallo,  ri-
              spondeva a criteri geografici e di  equità dal punto di vista etnico, anche
              perché  offriva  migliori  garanzie  alle  minoranze,  date le  "alte tradizioni
              di civiltà" dell'Italia rispetto alla situazione della Jugoslavia, dove gli odi
              e le  lotte tra  razze  e religioni  non  consentivano  un pari ottimismo.  Last
              but not least, la " nuova situazione internazionale" , il problema della difesa
              strategica del Mediterraneo da una eccessiva influenza sovietica, configu-
              ravano il comune interesse di Italia, Gran Bretagna e Francia a difendere
              e  consolidare  la  frontiera  esistente.
                   Queste posizioni "nazionaliste" si ritrovavano anche in un documento
              sul  problema delle minoranze,  emanazione probabilmente del  ministero
              dell'interno, e in un articolo sulla autorevole rivista Politica  Estera,  che, in
              un commento alla dichiarazione di Hyde Park del 26 settembre 1944 da
              parte di Churchill e Roosevelt che sembrava prefigurare un'atteggiamento
              più benevolo verso l'Italia, proclamava, con grande ottimismo, la "verità
              solare", che  "il popolo italiano"  aveva  "già largamente pagato di fronte
              alla storia il debito che, in suo nome, il cessato regime aveva contratto".< 82 >
              Ispirate ad esigenze strategiche che non avevano la  minima possibilità di
              trovare attuazione nella  situazione in cui si  trovava l'Italia,  erano altresì
              le richieste degli ambienti militari, in particolare della Regia Marina, che
              in uno studio su "Il confine orientale italiano" inviato al ministero degli
              esteri  il  12  novembre  1944 <B3)  insisteva  sulla  assoluta  necessità  di  man-
              tenére  almeno  lo  status  quo  del  Trattato di  Rapallo  e la  neutralizzazione
              di  Cattaro.  Infine anche il  CLN della  Venezia  Giulia,  nel  quale non era
              più presente il partito comunista, il9 dicembre 1944 approvava un ordine
              del giorno nel quale considerava "l'appartenenza della Venezia Giulia al-
              l'Italia come un problema in linea di massima risolto e definito nell' inte-
              resse della comunità europea", salvo la concessione di una amministrazione
              autonoma a tale regione.< 84 > Tra i padri nobili dell'antifascismo democra-
              tico,  Sforza  e  Croce,  nell'agosto  e settembre  1944,  si  erano  pronunciati
              pubblicamente per la frontiera di Rapallo con Fiume città libera, mentre


              (82)  Cfr.  Pupo, La  rifondazione ... , cit., p. 44-61.  Cfr.  invece Tarchiani a De Gas peri,
                   18-4-45:  "C'è purtroppo  chi  pensa  che  l'Italia  debba  avere,  meritandosela  per  i
                   delitti  fascisti  qualche  punizione"  (DDI,  vol.  II,  cit.,  n.  133,  p.  177).
              (83)  Cfr. G. Bernardi, La marina, gli armistizi e il trattato di pace (settembre 1943-dicembre
                   1951,  Roma,  1979,  p.  201-2.
              (84)  Pubbl.  in  allegato  a  Coppini  a  De Gasperi,  10-1-45,  DDI,  vol.  II,  cit.,  n.  32.








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