Page 321 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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IL PROBLEMA DELLE FRONTIERE ORJENTALI 313
Quaroni non si limitò ad un realismo distruttivo di speranze infon-
date, ma indicò anche le due uniche, a suo giudizio, carte da giocare. L'u-
na era quella del plebiscito per l'area contesa, che ribadì anche dopo le
obiezioni di De Gasperi sul "pericoloso precedente" che si sarebbe creato
per l'Alto Adige.027l Proponendo un plebiscito l'Italia avrebbe dimostra-
to di non temere il giudizio delle popolazioni e avrebbe influenzato favo-
revolmente le opinioni pubbliche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, i
cui governi non avrebbero potuto respingere un metodo coerente con i
loro principi. Jugoslavia e URSS avrebbero bocciato la proposta e allora
per far accettare tale rifiuto all'Italia gli anglo-americani si sarebbero do-
vuti impegnare per soluzioni di compromesso ad essa più favorevoli. Il
mancato svolgimento del plebiscito avrebbe dato "un maggior peso ad un
rifiuto di ratifica da parte del parlamento italiano"; se si svolgeva e anda-
va male, il governo avrebbe avuto le spalle coperte di fronte agli italiani
per accettare una soluzione insoddisfacente.
Accanto a questa mossa tattica, Quaroni suggeriva anche la scelta stra-
tegica del rinvio, nella convinzione che il tempo lavorasse a favore del-
l'Italia. Premesso che nella elaborazione del trattato di pace si teneva "conto
non degli interessi dall'Italia, ma soltanto degli interessi delle grandi Po-
tenze in Italia" , occorreva attendere che la situazione generale dei loro
rapporti, al momento "troppo fluida", evolvesse in senso favorevole al-
l'Italia.028l In sostanza Quaroni consigliava di attendere che il peggiora-
mento dei rapporti tra sovietici e occidentali inducesse questi ultimi a so-
stenere più a fondo, nel loro stesso interesse, l'Italia e magari, anche se
ciò era meno probabile, che l'URSS considerasse il nostro paese non più
tanto una quantité négligeable e rinunciasse quindi a "prenderla di pun-
ta".029l Bisognava comunque aver chiara l'alternativa tra "pagare la fine
(127) Cfr. Quaroni a De Gasperi, 13-5-45, n. 193, cit., p. 266; De Gasperi a Quaroni,
25-8-45, cit.; Quaroni a De Gasperi, 30-8-45, DDI, vol. II, cit., n. 475; Quaroni
a Prunas, 1-12-45, cit., p. 1027.
(128) Anche Carandini riteneva che dall'allargarsi del dissidio fra i Grandi potessero
"sorgere in avvenire migliori opportunità per l'Italia", pur non escludendo "che
una soluzione conflitto abbia a verificarsi a nostre spese" (Carandini a Prunas,
25-9-45, DDI, vol. II, cit., n. 571, p. 768) Pure il generale De Gaulle affermava
che il tempo lavorava per l'Italia (Colloquio De Gasperi-De Gaulle, 25-9-45, ibi,
n. 570, p. 766)
(129) Quaroni a De Gasperi, 1-10-45, DDI, vol. II, cit., n. 592. La tattica del rinvio
era suggerita già in Quaroni a De Gasperi, 23-4-45, cit., p. 196, Quaroni a Pru-
nas, 24-4-45, cit., p. 203, Quaroni a De Gasperi, 13-5-45, n. 193, p. 265 se verrà
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