Page 323 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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IL  PROBLEMA  DELLE FRONTIERE  ORIENTALI                          315

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               ci  avrebbe comportato.03 l  Accadde invece che per essere  riabilitati si  do-
               vette firmare un trattato di pace definitivo, che non poté essere negoziato
               proprio perché la  riabilitazione  non  era  ancora  avvenuta.

                    Un accenno va fatto alla ricerca da parte dell'Italia di un dialogo con
               la Jugoslavia.  De Gas peri impostò correttamente il problema osservando
               che non si trattava per il momento di aprire "conversazioni dirette"  sulle
               questioni territoriali ma " soltanto, attraverso la  ripresa di  relazioni  nor-
               mali, [di} preparare·un terreno e un'atmosfera più propizia fra i due pae-
                                                                               4
               si".<l33) A tale scopo furono chiesti i buoni uffici dei Tre Grandi,<l3 l  che
               però, secondo Quaroni, non avevano interesse a favorire buone relazioni
               tra Roma e Belgrado: gli  occidentali per le  ragioni già ricordate, l'URSS
               perché non voleva che una Jugoslavia in buoni rapporti e senza problemi
               territoriali con l'Italia si sentisse "relativamente libera di uscire dalla sot-
               tomissione russa e di fare dei giri di valzer coll'Italia e attraverso l'Italia,
               con  il  mondo occidentale" .<135) Tarchiani,  dal canto suo, presentando la
               richiesta di buoni uffici a Washington, si premurò di avvertire che si trat-
               tava di  "una questione di politica interna italiana intrapresa per tagliare
               l'erba sotto i piedi dei comunisti italiani" e che egli non vi attribuiva "molta
               importanza". Vi è da sospettare che l'ambasciatore a  Washington espri-
               messe una sua opinione personale e non agisse dietro istruzioni del gover-
               no.<l36> Quaroni in ottobre e novembre ebbe con il suo omologo jugoslavo


               (132)  Consapevole che le condizioni imposte all'Italia sarebbero state dure, Sir Alexan-
                     der Cadogan, sottosegretario permanente del Foreign Office, prevedeva  "un tem-
                     poraneo peggioramento"  dei rapporti anglo-italiani a seguito della firma del trattato
                     di pace (Carandini a De Gasperi, 20-6-45 , De Gasperi a Tarchiani, 23-6-45 , ibi,
                     n.  275  e  283).
               (133)  De Gasperi  a  Quaroni,  25-4-45 , ibi,  n.  146,  p.  205.
               (134)  Cfr. De Gasperi a Quaroni, 12-4-45, De Gasperi a Quaroni, Tarchiani e Carandi·
                     ni, 19-4-45, Quaroni a De Gasperi,  27-4-45 , Del Balzo (capo dell'ufficio di colle·
                    gamento)  a  Prunas,  27-4-45,  Quaroni  a  De  Gasperi,  13-5-45,  De  Gasperi  a
                     Carandini  e Di Stefano  (incaricato  d'affari  a  Washington),  25·8-45,  Quaroni a
                     De  Gasperi,  13-9-45,  Carandini  a  De  Gasperi,  14-9-45,  Prunas  a  Tarchiani,
                     21-9-45,  Zoppi a  De Gasperi,  17-11-45,  De  Gasperi  a  Quaroni,  19-11-45, ibi,
                     n.  122,  134,  152,  153,  193,  461 ,  519,  522,  55 7,  693,  697.
               (1 35)  Quaroni  a  Prunas,  1-12-45,  cit.,  p.  1027.
               (136)  Memorandum of Conversation Tarchiani-Matthews (direttore dell'ufficio affari eu·
                     ropei),  28·9-45,  FRUS,  1945, vol.  IV,  cit., p.  1201-2; Pupo, La  rifondazione ... ,
                     cit., p. 122-26. Durante la crisi di aprile-maggio  1945 De Gasperi riferì al consi-
                    glio dei ministri di  aver cercato invano un contatto con Belgrado, anche tramite
                     l'URSS. Era vero,  ma resta  il  dubbio  che  tale  sottolineatura,  in  un momento  di
                     contrapposizione agli  jugoslavi, fosse  ad uso dei  ministri comunisti (cfg.  Governo
                     Bonomi  cit. ,  p.  584).








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