Page 328 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               apprezzamento  delle grandi  potenze  verso  i  contendenti" .049)  In  questo
               contesto, la cosiddetta  "logica di Rapallo",  come osservò Quaroni, si  ri-
               torceva contro l'Italia, i cui rapporti di  forza  con la Jugoslavia erano in-
               vertiti rispetto al1919. I "nostri politici democratici del periodo" che "in
               gran parte avevano in quegli anni tratto le loro informazioni dalle  radio
               alleate",  avevano  "una fiducia  assoluta,  e senza  dubbio  eccessiva,  negli
               alleati, nelle loro promesse e nelle loro intenzioni"; i diplomatici, special-
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               mente chi aveva operato a Brindisi e a Salerno, erano più realisti.0 l Tar-
               chiani era naturalmente più vicino ai politici, dai quali proveniva, mentre
               le  analisi  di  Quaroni possono sembrare troppo ciniche e machiavelliche
               ma,  come  è  noto, ...  "a pensare male  si  fa  peccato  ma  si  indovina".
                   La "tendenza ad affrontare temi di politica internazionale in termini
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               giuridici,  anziché  in  termini  di  Realpolitik" ,O  1l  ricorrente  nella  politica
               estera italiana, fu  particolarmente presente in questa fase,  per un rifiuto
               della politica di potenza ed un moralismo comprensibili anche se non ne-
               cessariamente giusti e soprattutto produttivi. In effetti un autorevole testi-
               mone  come  Roberto  Gaja  ha  giudicato  questa  tendenza  alla  "rinuncia
               sistematica ad ogni  posizione che  potesse  essere  definita  nazionalistica"
               come "molto più pericolosa" 05Zl  dello stesso eccesso di fiducia  negli anglo-
               americani e della illusione che l'Italia democratica non sarebbe stata chia-
               mata  a  pagare la  sconfitta  nella  guerra  voluta  dal  fascismo.
                    Il destino della frontiera orientale si  compì mentre sia i rapporti tra
               i vincitori che la politica estera italiana erano in mezzo al guado. Le gran-
               di potenze erano nella  fase  tra la  "Grande Alleanza"  di guerra e la  con-
               trapposizione della guerra fredda. La diplomazia italiana doveva difendere
               l'integrità del territorio nazionale, ma la  nuova classe politica, che faceva
               del  rifiuto  del  nazionalismo la  propria bandiera, assumeva tale compito
               con  complessi  di  colpa,  reticenze  ed  incertezze.







               (149)  Dé Robertis,  op.  cit., p.  l 71;  un'ampia  dimostrazione  della  applicazione  di  tale
                    criterio  per la  soluzione  raggiunta  nel  1954 è in  De Leonardis,  La  "diplomazia
                    atlantica" ... ,  ci t.
               (150)  Gaja, op.cit. , p. 76; tendenze destinate a protrarsi negli anni seguenti, cfr. De Leo·
                    nardis,  La  "diplomazia  atlantica" ... ,  cit.,  p.  498-500  e  passim.
               (151)  Gaja, op. cit., p.  28.
               (152)  !bi,  p.  76.








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