Page 325 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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IL  PROBLEMA  DELLE  FRONTIERE  ORIENTALI                         317

               dichiarando che nessun governo italiano, se  voleva  rimanere in sella,  po-
               teva  rinunciare  a  Trieste  ed  alla  costa  occidentale  dell'Istria.0 40 l
                   Nel comunicato finale  della  conferenza  di  Mosca  dei  ministri  degli
               esteri di Gran Bretagna, Stati Uniti ed URSS, riunitasi a dicembre, l'Italia
               venne posta sullo stesso piano di Finlandia, Romania, Bulgaria ed Unghe-
               ria, perdendo così la primogenitura acquisita a Potsdam. De Gasperi, che
               aveva appena assunto la guida del governo conservando il ministero degli
               esteri, espresse "la sua profonda delusione" in colloqui con l'ambasciato-
               re americano ed il rappresentante britannico a Roma, usando un tono più
               polemico  con  quest'ultimo.  Un memorandum di  protesta fu  consegnato
               a Kirk, Charles ed all'ambasciatore sovietico Kostylev ed i nostri rappre-
               sentanti a Washington, Londra e Mosca ebbero istruzioni di attivarsi nel-
               lo stesso senso presso i rispettivi governi. Il Foreign  0/fice reagì in maniera
               irritata, più conciliante fu  la  risposta  del  Dipartimento di Stato,  mentre
               l'agenzia Tass assicurò che la  conferenza di Mosca non aveva peggiorato
               la  posizione  dell'ltalia.0 41 l  Quaroni,  coerente  con  la  sua  tesi  del  rinvio,
               non  riteneva  un  male  che  il  trattato  di  pace  con l'Italia  non  avesse  più
               precedenza sugli altri; era invece sicuramente un fatto  negativo  il  chiari-
               mento che tutti i paesi in guerra con l'Italia avrebbero partecipato in for-
               ma piena e completa alla  conferenza generale della  pace,  dove  si  poteva
               prevedere che l'orientamento della maggioranza avrebbe peggiorato le clau-
               sole  decise  dai  Quattro Grandi in  materia  di  controllo  militare,  civile  e
               smilitarizzazione. Inoltre si capiva assai bene, a dispetto delle assicurazio-
               ni ricevute dopo Potsdam, che l'Italia avrebbe potuto discutere il Trattato
               tanto quanto la  Germania aveva potuto discutere la  pace di Versailles.0 42 l

               In mezzo  al guado

                   Le  sorti della  frontiera  orientale furono  decise dalle armi.  La  diplo-
               mazia,  nel  1954 e nel  1975, finì  per ratificare,  quasi alla lettera, la linea
               Morgan.  All'appuntamento  della  fine  della  guerra  e  del  crollo  tedesco



               (140)  Cfr.  Offie  (Vice  consigliere  politico  americano  in  Italia)  al  Segretario  di  Stato,
                    12-11-45, FRUS,  1945, vol.  IV, cit., p.  1212-13. Il  5 novembre il vice presidente
                    del consiglio e leader socialista Nenni aveva difeso in un discorso la linea Wilson.
               (141)  Cfr. De Gasperi a Quaroni, Tarchiani e Carandini, 27-12-45, Tarchiani a De Ga-
                    speri, 30-12-45, Quaroni a De Gasperi, 3-1-46, Carandini a De Gasperi,  11-1-46,
                    DDI,  vol.  III,  cit.,  n.  39,  45,  50,  73;  Dé Robertis,  op.  cit.,  p.  446-49;  Varsori,
                    op.  cit., p.  146-47;  Cacace,  op. cit.,  p.  168-70.
               (142)  Quaroni a  De  Gasperi,  27-12-45,  DDI,  vol.  III,  cit.,  n.  41.








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