Page 327 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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IL PROBLEMA DELLE FRONTIERE ORIENTALI 319
chiese di agire in qualche modo, purché con decisione.0 45 > Ancora una
volta però, a cavallo della crisi dovuta al "vento del nord", tutto si ridusse
a prese di posizione attraverso i normali canali diplomatici, dal tono un
po' sorpreso, un po' patetico, ma sempre garbato. Tarchiani ammiccava
agli americani che l'Italia era la frontiera dell'Occidente, ma De Gasperi
rassicurava il Consiglio dei ministri di aver cercato i buoni uffici di Mo-
sca per contattare Tito, la cui "democrazia progressiva" veniva lodata dal
quotidiano della Democrazia Cristiana. Un po' cinicamente (alla Quaro-
ni) bisogna rallegrarsi della mano pesante che i titini ebbero a Trieste du-
rante i 43 giorni di occupazione, screditandosi agli occhi degli occidentali,
che altrimenti sarebbero stati forse ancora più generosi con gli jugoslavi.
Dopo giugno l'Italia poteva fare ormai praticamente nulla per deter-
minare il corso degli avvenimenti. Storici e testimoni hanno concordemente
rilevato, per dirla con Pupo, 0 46 > "che nel corso di tutta la vertenza ... un
ruolo del tutto marginale venne svolto dalle considerazioni di merito sulle
ragioni delle due parti in causa, per tutto quel che riguarda ad esempio
problemi come la composizione etnica della Venezia Giulia e la volontà
delle popolazioni interessate". 0 47 > Il criterio etnico, affermato in linea di
principio, in pratica veniva continuamente reinterpretato e pragmatica-
mente subordinato a quello della possibilità di applicare una certa solu-
zione, ovvero di ottenere la rinuncia di Tito a territori occupati dagli
jugoslavi.0 48 > "Si affermava ... il principio che la soluzione della contro-
versia di frontiera fra la Jugoslavia e l'Italia sarebbe dipesa non dalla sola
valutazione della questione in sé, ma da una considerazione di maggiore
(145) Per le varie preposte cfr. Prunas a De Gasperi, 13-5-45, cit.
(146) R. Pupo, Il contesto internazionale delle vicende giuliane: 1944-1947, ora in ID,
Fra Italia e Jugoslavia ... cit. p. 35-36; uguali considerazioni in Dé Robertis, op.
cit., p. 171-72; Gaja, op. cit., p. 76-77.
(147) Dopo la prima guerra mondiale il sistema di consultare le popolazioni attraverso
plebisciti trovò qualche rara applicazione, mentre nei casi più importanti le deci-
sioni territoriali furono prese senza voti popolari o addirittura andando contro
la volontà delle popolazioni interessate. Dopo il secondo conflitto i casi di ricorso
a plebisciti furono ancora meno e comunque tale strumento spesso ratifica, con
un ipocrita omaggio alla volontà popolare, decisioni già prese, come nel caso di
Briga e Tenda (cfr. G. Vignoli, I territori non i talofoni appartenenti alla repub-
blica italiana, Milano, 1995, p. 112-13).
(148) Così nella fase successiva, nel 1952-54, non si ricercò più una soluzione "giusta"
ma solo una "possibile" (cfr. De Leonardis, La " diplomazia atlantica" ... , cit., p.
502).
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