Page 326 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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318 MASSIMO DE LEONARDIS
l'Italia arrivò in condizioni disperate di inferiorità diplomatica e militare.
Non poteva muovere un reparto o una nave senza autorizzazione alleata;
gli anglo-americani sottraevano armi dai magazzini italiani per darle a Ti-
to; la Regia Aeronautica riforniva la resistenza nei Balcani nella cui fila
combattevano truppe italiane; il governo italiano era del tutto all'oscuro
di quanto progettavano gli alleati per la Venezia Giulia. Tito invece nego-
ziava con inglesi ed americani, muoveva liberamente le sue forze, non ac-
cettava imposizioni. L'Italia, ancorché "co-belligerante", era trattata da
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nemico sconfitto,0 3> Tito da alleato vincitore.
Probabilmente una reazione intransigente del governo italiano a questo
stato di cose non avrebbe ottenuto granché. Comunque la reazione non
vi fu. I governi Bonomi, espressione del CLN, non potevano che riflettere,
solo un po' attenuate, le stesse esitazioni che travagliarono e resero impo-
tente sul problema giuliano il CLN dell'Alta Italia. La presenza a Roma
di uomini come Bonomi, Prunas, de Courten, con il loro patriottismo,
suggerì bensì iniziative coraggiose, come i contatti con la marina repub-
blicana, ma l'impiego di forze regolari italiane in Venezia Giulia non fu
mai domandato ufficialmente agli alleati, né il governo andò oltre garbate
richieste di assicurazione che tutto il territorio italiano sarebbe stato occu-
pato dagli anglo-americani. Del resto anche uomini che portavano nomi
risorgimentali come Casati e Visconti Venosta non volevano apparire troppo
nazionalisti. Il passaggio dei partigiani comunisti italiani in Friuli-Venezia
Giulia alle dipendenze di Tito, oltre a rafforzare la fila di quest'ultimo,
non mancò di impressionare gli anglo-americani in un senso non certo
favorevole agli interessi italiani. Dell'impotenza dell'antifascismo non co-
munista a Trieste si è già detto.
L'unico momento in cui forse si sarebbe potuto ottenere una linea
di demarcazione più favorevole all'Italia fu anche quello in cui furono mas-
simi il peso paralizzante della politica interna sulla politica estera e la con-
seguente inerzia del governo italiano. Mi riferisco ovviamente al periodo
della crisi di maggio-giugno 1945, nel quale non si può del tutto escludere
che una clamorosa azione di protesta da parte del governo italiano potes-
se indurre gli anglo-americani ad essere più intransigenti con Tito. Pru-
nas, il "fedele sardo" allontanato poi da Nenni perché monarchico,0 44 l
(143) Sugli svantaggi dello "status di nemico arreso, sia pur, cobelligerante", cfr. Dé
Robertis, op. cit., p. 425.
(144) Cfr. Gaja, op. cit., p. 36·37.
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