Page 326 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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              l'Italia arrivò in condizioni disperate di inferiorità diplomatica e militare.
              Non poteva muovere un reparto o una nave senza autorizzazione alleata;
              gli anglo-americani sottraevano armi dai magazzini italiani per darle a Ti-
              to;  la  Regia  Aeronautica  riforniva la  resistenza  nei  Balcani  nella  cui fila
              combattevano truppe italiane;  il governo italiano era del tutto all'oscuro
              di quanto progettavano gli alleati per la Venezia Giulia. Tito invece nego-
              ziava con inglesi ed americani, muoveva liberamente le sue forze,  non ac-
              cettava  imposizioni. L'Italia,  ancorché  "co-belligerante",  era  trattata da
                                4
              nemico  sconfitto,0 3> Tito  da  alleato  vincitore.
                   Probabilmente una reazione intransigente del governo italiano a questo
              stato  di  cose  non avrebbe ottenuto granché.  Comunque la  reazione  non
              vi fu. I governi Bonomi, espressione del CLN, non potevano che riflettere,
              solo un po' attenuate, le stesse esitazioni che travagliarono e resero impo-
              tente sul problema giuliano il  CLN dell'Alta  Italia.  La  presenza  a  Roma
              di  uomini  come  Bonomi,  Prunas,  de  Courten,  con  il  loro  patriottismo,
              suggerì bensì iniziative coraggiose,  come i contatti con la  marina repub-
              blicana, ma l'impiego di  forze  regolari italiane in Venezia Giulia non fu
              mai domandato ufficialmente agli alleati, né il governo andò oltre garbate
              richieste di assicurazione che tutto il territorio italiano sarebbe stato occu-
              pato dagli  anglo-americani.  Del resto  anche uomini che portavano nomi
              risorgimentali come Casati e Visconti Venosta non volevano apparire troppo
              nazionalisti. Il passaggio dei partigiani comunisti italiani in Friuli-Venezia
              Giulia alle  dipendenze di  Tito,  oltre a  rafforzare la  fila  di  quest'ultimo,
              non  mancò  di  impressionare gli  anglo-americani  in  un senso  non  certo
              favorevole agli interessi italiani. Dell'impotenza dell'antifascismo non co-
              munista  a  Trieste  si  è già  detto.
                   L'unico momento  in  cui forse  si  sarebbe potuto ottenere una linea
              di demarcazione più favorevole all'Italia fu anche quello in cui furono mas-
              simi il peso paralizzante della politica interna sulla politica estera e la con-
              seguente inerzia del governo italiano.  Mi riferisco ovviamente al periodo
              della crisi di maggio-giugno 1945, nel quale non si può del tutto escludere
              che una clamorosa azione di protesta da parte del governo italiano potes-
              se  indurre gli  anglo-americani ad essere  più intransigenti con Tito.  Pru-
               nas,  il  "fedele  sardo"  allontanato  poi  da  Nenni perché monarchico,0 44 l



               (143)  Sugli  svantaggi  dello  "status di  nemico  arreso,  sia  pur,  cobelligerante",  cfr.  Dé
                    Robertis,  op.  cit., p.  425.
               (144)  Cfr. Gaja, op. cit., p.  36·37.








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