Page 368 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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               delusioni. Ben lo scrisse un diffuso opuscolo:  "Spunta finalmente la pace
               sul mondo in rovina.  Pallida faticosa pace, quasi alba che si leva esitante
               tra  nere  caligini.  E caligini  sono  ancora  nel  mondo.  Caligini  sono  negli
               occhi  delle  moltitudini che  hanno veduto i  cupi vortici  delle  esplosioni,
               e il fumo degli  incendi divorare le loro cose care:  centinaia di milioni di
               esseri umani che la guerra ha strappato alla famiglia, al paese natio, all'o-
               peroso lavoro per mandarli erranti al di là dei confini e al di là dei mari,
               a uccidere e a essere uccisi, a opprimere e a servire, a combattere rintana-
               ti  come  bestie  nel  fango,  o  a  marcire,  nell'inerzia  e  nella  fame,  dietro  i
               reticolati  di  un campo. Ritornano ora a  poco a  poco  i  dispersi.  Infinite
               torme di smobilitati,  di  prigionieri,  di  fuggiaschi,  rifluiscono  da tutte le
               parti della terra verso le loro case deserte o cadenti, verso i loro campi ab-
               bandonati, o le loro officine vuote di vita. Curva è la loro fronte, opaco il
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               loro viso. E nel loro cuore una sorda insistente domanda": "Che fare  ?" < >
                    Le  delusioni al ritorno in patria spuntano in ogni volume di memo-
               ria che i reduci hanno scritto dopo il loro rimpatrio; le condizioni dell'Ita-
               lia ritrovata, dopo tanti eventi e tanti sconvolgimenti, lasciavano i reduci
               in  una  condizione  di  disadattamento  e  di  disorientamento  quasi  totale.
               Uno di loro la  descrisse molto bene:  "Molti di  noi,  a somiglianza di An-
               teo,  avevano la ferma convinzione di  riprendere novelle forze al contatto
               con la terra Madre. Quale delusione!  Ripulsione,  rivolta,  rancore,  erano
               i sentimenti disordinati che salivano impetuosi al nostro animo purificato
               dalla lunga solitudine. Coll'andare del tempo, sentimmo, come legge istin-
               tiva, che il nostro povero popolo era più perdona bile che condannabile ...
               Siamo tornati. Noi, gioventù virile e preparata nella severa palestra della
               solitudine, del lavoro, del sacrificio. Siamo tornati ...  E noi che cosa fare-
               mo,  o  Patria,  perché il  sangue  che  sgorga  impetuoso dalle  nuove e  bru-
               cianti  ferite  si  stagni?" m  Che  fosse  stato  internato  in  Germania,  o
               prigioniero deportato in India o  nell'Unione Sovietica,  la  posizione e le
               reazioni del reduce variavano ben poco. Perentoriamente qualcuno affer-
               mava:  "Chi torna  dalla guerra  non  è  più l'uomo di  prima,  è  diverso,  è
               un  altro  individuo ...  Come  sono  tornati?  Come  sono  cambiati?  Se  già  i
               reduci comuni hanno subìto una metamorfosi,  cosa  è accaduto a  questi



               (6)  Filippo Sacchi, Ritorno alla vita civile,  Roma,  Comitato italiano di cultura sociale,  in
                  collaborazione  con  lo  Y.M.C.A.,  1945,  p.  l.
               (7)  Don Giacomo Franco, La toppa rossa  nel Marocco  (jra  i reticolati francesi),  Moretta, Cu-
                  neo,  Calandri,  s.  d.,  p.  169.









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