Page 406 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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                   Stupiscono tuttora le motivazioni di alcune sentenze che risentivano
               dello sforzo logico diretto ad accettare le audaci tesi difensive e al conse-
               guente  accoglimento  dei  ricorsi.
                   Decisioni di tale natura suscitarono le vivaci proteste anche di uomi-
               ni politici equilibrati ed indulgenti, come De Gasperi. Lungi dal favorire
               la  conciliazione degli  animi,  esse  li  esasperarono.

               4.  Ritorsioni  e  rappresaglie

                   Ma, prima ancora che la giustizia dello Stato si pronunciasse, era esplo-
               sa la vendetta collettiva. Nelle bande partigiane si erano inseriti, come sem-
               pre succede  nei grandi  rivolgimenti vittoriosi,  i  combattenti dell'ultima
               ora e i  profittatori.  I linciaggi, gli  omicidi,  talora  commessi  per  rancori
               personali, furono numerosi. La rabbia per le lentezze dei processi e la mi-
               tezza delle pene provocò successivamente eccidi di prigionieri politici (ter-
               ribile fu quello consumato nel carcere di Schio). Tuttavia le cifre delle vittime
               indicate da una faziosa pubblicistica sono state ricondotte da più serie in-
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               dagini  nell'alveo  della  verità.0 l
                   La ritorsione immediata più clamorosa, anche per la raccapricciante
               ostentazione che la  seguì,  fu  l'esecuzione capitale di  Benito  Mussolini  e
               della  sua  amante, la  sventurata Claretta Petacci,  a  Giulino  di  Mezzegra
               nel retroterra del lago di Como e dei quindici componenti della comitiva
               di gerarchi, fra i quali Pavolini, Zerbino, Mezzasoma,  Barrac~, e di per-
               sonaggi minori che seguirono il duce nella sua disperata fuga sulla litora-
               nea occidentale del lago di Como. Costoro, allineati sullungolago di Dongo,
               vennero fucilati dai partigiani agli ordini di W alter Audisio, passato alla
               storia con il nome di battaglia: colonnello Valeria. In adempimento della
               decisione adottata dal Comitato di liberazione per l'Alta Italia il "colon-
               nello Valeria" ordinò l'uccisione dei prigionieri, non curandosi delle pro-
               teste del comandante Bellini delle Stelle, il capo della formazione partigiana
               che li aveva catturati e avrebbe voluto disposizioni più chiare e qualificate.
                   La  ferocia  della  repressione  fu  da  più  parti deplorata.
                   Tuttavia sul piano storico  e giuridico  non deve essere  dimenticato
               che il metodo della rappresaglia pluriomicida come mezzo di governo fu
               iniziato dalla repubblica neofascista il  14 novembre  1943 a  Ferrara per
               ordine del segretario del partito Pavolini, il quale volle vendicare l'ucci-


               (12)  Giorgio  Bocca:  "La  repubblica  di  Mussolini"  Mondadori  Ed.,  1994.








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