Page 406 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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398 RODOLFO PROSIO
Stupiscono tuttora le motivazioni di alcune sentenze che risentivano
dello sforzo logico diretto ad accettare le audaci tesi difensive e al conse-
guente accoglimento dei ricorsi.
Decisioni di tale natura suscitarono le vivaci proteste anche di uomi-
ni politici equilibrati ed indulgenti, come De Gasperi. Lungi dal favorire
la conciliazione degli animi, esse li esasperarono.
4. Ritorsioni e rappresaglie
Ma, prima ancora che la giustizia dello Stato si pronunciasse, era esplo-
sa la vendetta collettiva. Nelle bande partigiane si erano inseriti, come sem-
pre succede nei grandi rivolgimenti vittoriosi, i combattenti dell'ultima
ora e i profittatori. I linciaggi, gli omicidi, talora commessi per rancori
personali, furono numerosi. La rabbia per le lentezze dei processi e la mi-
tezza delle pene provocò successivamente eccidi di prigionieri politici (ter-
ribile fu quello consumato nel carcere di Schio). Tuttavia le cifre delle vittime
indicate da una faziosa pubblicistica sono state ricondotte da più serie in-
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dagini nell'alveo della verità.0 l
La ritorsione immediata più clamorosa, anche per la raccapricciante
ostentazione che la seguì, fu l'esecuzione capitale di Benito Mussolini e
della sua amante, la sventurata Claretta Petacci, a Giulino di Mezzegra
nel retroterra del lago di Como e dei quindici componenti della comitiva
di gerarchi, fra i quali Pavolini, Zerbino, Mezzasoma, Barrac~, e di per-
sonaggi minori che seguirono il duce nella sua disperata fuga sulla litora-
nea occidentale del lago di Como. Costoro, allineati sullungolago di Dongo,
vennero fucilati dai partigiani agli ordini di W alter Audisio, passato alla
storia con il nome di battaglia: colonnello Valeria. In adempimento della
decisione adottata dal Comitato di liberazione per l'Alta Italia il "colon-
nello Valeria" ordinò l'uccisione dei prigionieri, non curandosi delle pro-
teste del comandante Bellini delle Stelle, il capo della formazione partigiana
che li aveva catturati e avrebbe voluto disposizioni più chiare e qualificate.
La ferocia della repressione fu da più parti deplorata.
Tuttavia sul piano storico e giuridico non deve essere dimenticato
che il metodo della rappresaglia pluriomicida come mezzo di governo fu
iniziato dalla repubblica neofascista il 14 novembre 1943 a Ferrara per
ordine del segretario del partito Pavolini, il quale volle vendicare l'ucci-
(12) Giorgio Bocca: "La repubblica di Mussolini" Mondadori Ed., 1994.
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