Page 60 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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L'ULTIMA  FASE  DELLA  GUERRA  IN  ITALIA                           53

                   Il CLN, invece, assunse un atteggiamento negativo non fidandosi af-
              fatto  dei  tedeschi,  inoltre esso  era  molto  titubante perché aveva  sempre
              basato la propaganda sull'insurrezione contro i tedeschi e temeva che ogni
              cambiamento avrebbe potuto provocare delusione e risentimento nelle mas-
              se  popolari.

                   Così  i contatti con la  Curia continuarono senza  risultati  positivi  in
              quanto, mentre il CLN voleva forzare i tempi perché la  resa delle truppe
              germaniche avvenisse prima dell'intervento decisivo alleato, i tedeschi cer-
              cavano invece un accordo attraverso il centro O.S.S. della Svizzera per ar-
              rendersi  direttamente  agli  anglo-americani.
                   I  tentativi  tedeschi  di  entrare  in  contatto  diretto  con  gli  Alleati  -
              grazie anche all'attività di intermediazione svolta dal barone Parrilli, uo-
              mo d'affari milanese che aveva amicizia ed interessi in Svizzera e che era
              anche  in  buoni  rapporti con  alcuni  Ufficiali  tedeschi  delle  SS  - ebbero
              successo e portarono, il giorno 8 marzo, ad un incontro diretto in Svizze-
              ra  tra il Gen.  Wolff,  accompagnato  dallo  stesso  Parrilli  e  dal  Col.  Doll-
              mann,  ed  Allen  Dulles  il  quale  richiese,  a  premessa  di  ogni  futura
              discussione,  la  rinuncia  da parte tedesca  al  piano di distruzione di  tutti
              gli  impianti in  Alta  Italia,  l'assicurazione di garantire la  vita  di  tutti gli
              ostaggi e di evitare ogni attacco alle formazioni partigiane ed infine la pre-
              parazione della resa del fronte italiano indipendentemente dagli ordini di
              Berlino.
                   I russi, sospettosi di tutto e di tutti, interpretarono i contatti svizzeri
              come un tentativo da parte degli americani di far cessare le ostilità in oc-
              cidente, in modo che i tedeschi potessero continuare a combattere con mag-
              giore libertà contro i sovietici. Stalin, inoltre, temeva che gli anglo-americani
              volessero occupare tutta la Germania, lasciando i russi oltre i confini del-
              la Polonia ed ostacolando in pari tempo l'espansione sovietica nei Balcani
              e la marcia di Tito su Trieste e sulla pianura veneta (che poi era la princi-
              pale preoccupazione di Churchill). Ne scaturirono una serie di complica-
              zioni diplomatiche fatte di accuse, contraccuse, chiarimenti, precisazioni,
              scuse, ecc.  che costrinsero Washington ad impartire al Comando Alleato
              di  Salerno  l'ordine  di  interrompere qualsiasi  contatto  con  i  tedeschi.
                   Fu così che, sebbene dall'8 aprile Vietinghoff stesse prendendo in con-
              siderazione l'idea  di  una  resa,  non  fu  possibile giungere  ad un risultato
              concreto  in  tempo  per  rendere  superflua  l'offensiva  di  primavera  degli
              Alleati.









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