Page 98 - L'Italia in Guerra. Il sesto anno 1945 - L’Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi. (1945-1995)
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90 GREGORY ALEGI
A conferma del clima ingenerato durante la gestione Piacentini dal-
l' esasperazione di tali forme di controllo, può ricordarsi la sgradevole se-
gnalazione di incidenti asseritamente causati ad arte dal personale del 132°
Gruppo nel febbraio 1944:
"Nei ranghi aeronautici la politica era rimasta sempre all'esterno.
Certamente la brusca divisione seguita agli eventi dell'8 settembre aveva
provocato traumi sensibili. Però chi aveva scelto di continuare la lotta lo
aveva fatto senza tentennamenti e con la decisione di tenere sino in fondo.
Quindi i sospetti di fascismo e peggio, di atteggiamento filotedesco, risul-
tarono sempre privi di ogni fondamento, sopratutto quando ne erano og-
getto quanti quotidianamente affrontavano i rischi delle missioni di volo.
Citiamo un esempio, non per amore di polemica, né per speculazione sto-
rica, semplicemente per riportare il lettore a quel clima difficile dove sa-
rebbero bastate le dure prove morali e materiali a rendere meritevole la
dedizione di quegli uomini.
In data 22 febbraio '44 il comando Reali Carabinieri della 4a Zona
Aerea Territoriale informava il comando Unità Aerea che "presso il 132°
Gruppo BT, denominato Gruppo Buscaglia, da poco giunto a Lecce da
Oristano (Sardegna) su apparecchi S. 79, comandato dal magg. Erasi Mas-
similiano" si erano verificate numerose "imbardature [sic) che avevano
per conseguenza solo la rottura del carrello e dimostravano non la defi-
cienza di preparazione del pilota ma un vero virtuosismo di pilotaggio."
Questo per concludere che gli aviatori del 132°, "dimostratisi di idee
filotedesche" avrebbero a bella posta sabotato gli aeroplani giornalmente
impiegati nei voli di collegamento. [In realtà) le imbardate si verificavano
in tutti i reparti per la vetustà e l'usura delle macchine nonché per lo stato
pietoso dei pneumatici dei quali c'era tale penuria che venivano recupe-
rati tra i rottami e ricostituiti. La maggior parte di tali incidenti era impu-
tabile al cedimento del rotino di coda. Il comandante l'Unità Aerea gen.
Pietro Piacentini questo lo sapeva benissimo, ciononostante scrisse di suo
pugno sulla citata lettera, per il suo aiutante di volo: "Tait, pratica parti-
colare" ed il 16 marzo con riservata personale ne informava il comandan-
te il Raggruppamento Bombardamento e Trasporti ten. col. Giuseppe
Sgarlata perché "se responsabilità di qualsiasi genere dovessero emergere,
è necessario prendere dei provvedimenti. Attendo notizie in merito". Non
ci furono queste notizie e negli archivi non si trova traccia di seguito alcu-
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