Page 110 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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                     Su quel pianoro sistemato a difesa, le strade non avevano ancor servito,
                  ed eran nuove, liscie e pulite. Tali bisognava lasciarle. E De Nada sentiva che
                  ogni lavoro, ogni passo, ogni ora su quella terra aveva messo delle segrete
                  radici, che ognuno che vi avesse sudato, anche se non le aveva dato sangue, le
                  aveva pur ceduto qualche parte dell’anima sua.
                     Grosse lagrime gli scendevano per le guance virili, correndo la motociclet-
                  ta. Sentiva levarsi, e dalla terra intorno e nell’animo suo dentro, i morti, che
                  alla terra avevan ceduto la vita cara, che dalla terra parlavano a lui. Piangeva,
                  che posso dire? Gli doleva tutt’il cuore del sangue e dei sudori, dei pianti e dei
                  giovani ch’era costata quella terra; ed ora si doveva abbandonarla coi morti.
                  Ecco ch’egli l’amò quella terra carsica e friulana, carnalmente, dell’affetto che
                  si sente, con una scossa al cuore nel rivederla, solo per la gleba nativa, come
                  egli amava Napoli lontana. Guardò la pianura.
                     Il sole cadente indorava la polvere che i convogli invisibili levavano da
                  tutte le strade friulane, e illuminava là in fondo, tra i fiumi della pianura, la
                  sventura d’Italia in quella giornata.
                     Volse gli occhi alle trincee che correvano lungo la strada. Erano trincee
                  difensive, come s’è detto, pulite, fatte a regola d’arte. Vide soldati che vi scen-
                  devano a presidiarle, e quel colonnello brigadiere, che aveva fatto quel gran
                  «cicchetto» al capitano d’artiglieria, gli veniva incontro per la strada.
                     S’erano incontrati varie volte, il brigadiere aveva una memoria di ferro.
                     «Oh, è qui lei? Le sue strade» gli disse «non avrebbero dovuto servire a
                  questo».
                     Poi fece una pausa, indicò i soldati che si disponevano coi fucili alle feri-
                  toie giù nella trincea.
                     «Domattina» disse come vinto dall’amarezza «lascieremo anche questa li-
                  nea. Si fa solo per coprire la ritirata. Nel Vallone ci sono ormai solo pattuglie
                  con l’ordine di dar fuoco a ogni cosa. Addio, tenente. L’è dura, eh?» aggiunse
                  guardandolo negli occhi lucidi.
                     «Ma dove ci fermeremo, signor colonnello?» chiese rompendo un groppo
                  in gola De Nada.
                     «Non prima del Tagliamento, e sarebbe una linea difettosa».
                     «Ma la buona quale sarebbe?»
                     «Il Piave, se Cadorna ha la forza di dare un ordine simile, e di darlo subito».
                     «Ma lei, signor colonnello» chiese allora De Nada, «se mi permette, sicco-
                  me io sono senza ordini, che ordini ha?»
                     «Io sono truppa di copertura. Io devo osteggiare l’avanzata del nemico,
                  ritirarmi ultimo, e sacrificarmi al bisogno. I miei ordini sono semplici e chiari.
                  Addio, tenente».
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