Page 116 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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                  che traversavano la piazzetta fischiando, e fu invaso dalla disperazione. Gli
                  pareva di veder gente correre in un pericolo mortale ignorato, ebbe l’impulso
                  d’avvertirli, di gridar: «Non ci andate, v’ammazzano!».
                     Da terra lo guardava a occhi spalancati quel tenente che sulla strada aveva
                  sfidato i riottosi ammutinati. C’era sul volto ancora quella infelicità severa,
                  ma più lontana. La bocca era atteggiata a stanchezza ed a suprema nausea.
                  De Nada, in un lampo, pensò: “Che sapore ha sentito, così amaro?”. Ma negli
                  occhi c’era solo la pace della morte, e la fronte, ch’era bianca e serena e di
                  bella forma, unica serbava intatta, così rotta dalla crepa porporina d’una ferita
                  prode, la giovinezza di quel morto sdegnoso.
                     De Nada riprese la corsa, ma gli italiani decimati si ritiravano.
                     «Dove va lei?» si sentì dire da uno che lo prese per il braccio; «è ammat-
                  tito?»
                     Sbarrarono, colle porte divelte, con mobili cavati dalle case, l’entrata in
                  Codroipo sul bivio dopo la piazzetta, e dietro quella barricata attesero il ne-
                  mico, che sostava. Ci furono alcune azioni di fuoco indeciso, ed ecco, era
                  l’ora del tramonto, che a fin d’ottobre viene già sollecito. Nuvole in fuga si
                  tingevano di crepuscolo. Tornava sereno. De Nada, postato dietro un armadio
                  ribaltato sopra un groviglio di mobili e di legnami, rimase con pochi altri alla
                  difesa della barricata. L’armadio odorava di canfora; quell’odore domestico e
                  di pace non abbandonò più nel ricordo la giornata e il nome di Codroipo. Ogni
                  tanto lasciava andare una fucilata verso i muri tenuti dai tedeschi, nell’ombra.
                     Gli ufficiali e soldati superstiti del 151 s’erano allontanati col colonnello
                  verso il centro del paese, dove a quanto pareva s’era insediato e dava ordini un
                  comando improvvisato. Disposta la difesa della barricata e gli appostamenti
                  nelle case e strade vicine, l’ordine dato fu questo: «Resistenza a tutta oltranza;
                  morire sul posto, salvo ordini in contrario».
                     I morti sulla piazzetta, neri corpi nel crepuscolo che finiva, sussultavano
                  quando li colpiva una palla radente. E crepitava la barricata, quando le pallot-
                  tole la trivellavano.
                     Le vie e le viuzze di Codroipo, dietro le spalle di De Nada, vuote d’uomi-
                  ni, erano colme di materiali, carri, carriaggi, autocarri, artiglierie, affastellati
                  insieme.
                     Durante la pausa che segui, uno spirito faceto di fiorentino fece ridere as-
                  sai i presidiatori della barricata, fra un colpo e l’altro di quel fuoco lento, che
                  tenevan desto per dimostrazione. Paragonava sé e i compagni a cacciatori nel
                  tinello di palude, e ogni tanto levava la voce per raccomandare a tutti di mo-
                  rire, salvo ordine in contrario. Sul morire coll’ordine o senz’ordine variava le
                  sue facezie, sul genere di quella famosa: «Capitano, si fugge?». «Aspettate il
                  comando!»
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