Page 119 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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La resistenza                              117

                      Entrò nell’androne, riuscì in un cortile rustico, vuoto, e subito gli parve
                    di sognare. Era più aia che corte, e vi batteva la luna, ma la dolcezza d’esser
                    sortito vivo la fece parere un’altra luna. Un abbeveratoio, scavato dentro un
                    gran tronco, chioccolava in mezzo al cortile. De Nada s’accorse della sete
                    che aveva, e non bastandogli quella che grondava dal canaletto di una tegola
                    fresca, mise la bocca in acqua. Ma la cavò, perché l’aveva guastata coll’acre
                    sapore e collo sporco bruciaticcio e polveroso, che gli copriva e anneriva la
                    faccia. Si dette una lavata lesta, tornò all’orlo della tegola colle labbra ardenti,
                    e quando levò il capo gli sembrò che non avrebbe mai più saputo dire tutto il
                    gran tempo ch’era passato da prima a poi di quella sorsata d’acqua.
                      Dov’era Gandolfo, e Rizzo e l’Andreoli? Certo fra gli ultimi a cessar la
                    difesa, che s’andava spegnendo in rumori lontananti. Codroipo era caduta,
                    o stava per cadere, ma i tedeschi non l’avevano a prendere lui. Traversò la
                    corte, levò un cancelletto di legno a forcola e a stanga, passò per un orto, e
                    fu tra i campi. Guardò l’orologio; eran le dieci; lo caricò, e per farlo mise ad
                    armacollo il moschetto, e, pronto e sicuro, da marinaio, si orientò colla stella
                    polare; si avviò per un sentiero campestre che giudicò promettergli di girar
                    fuori Codroipo e di menarlo in direzione di ponente. Come avrebbe passato il
                    Tagliamento, se il ponte della Delizia era o saltato o in mano dei nemici? Non
                    importava. In ponente era Italia, ed egli non sentiva né stanchezza né contu-
                    sione né bruciore delle scalfitture. La più seria era in una mano, e gli aveva
                    scottato forte nel bagnarla. Se la veniva succhiando, e camminava di buon
                    passo. Per evitare il ponte della Delizia, e la strada grande, si teneva a sinistra
                    sperando di trovar poi sulla riva del fiume qualche guado. Ma se fosse pieno
                    come la notte innanzi a Madrisio, era speranza vana. Camminava per viottoli,
                    tenendo dietro al biancheggiare d’una strada vuota, che gli dava buona dire-
                    zione e l’idea di non perdersi in qualche steppa o palude, quando sarebbe stato
                    sul fiume.
                      Dopo non molto, di Codroipo non vide più che le fiamme e il chiarore, mo-
                    lesto come erano molesti nella notte i proiettori nemici, che parevan sempre
                    cercare, inseguire, fissare proprio te. Così De Nada nella scura campagna sotto
                    la luna avviata a tramontare dava le spalle ai fuochi di Codroipo.


                                                        Riccardo Bacchelli, La città degli amanti,
                                     Milano, Rizzoli editore, 1951, pp. 96 – 97; 99 – 100; 117 – 127.
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