Page 125 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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La resistenza                              123

                                              Clemente Assum

                     La lotta si svolse in un’atmosfera di angoscia e

                                  fu disperata e senza quartiere






                      Il generale Clemente Assum che guidò la prima ardua, decisiva fase della
                    resistenza delle truppe italiane sul Grappa, sottolineava nelle sue memorie -
                    con un chiaro intento polemico nei confronti dell’ex comandante supremo
                    Luigi Cadorna - come sul massiccio, pur ritenuto un irrinunciabile caposaldo
                    difensivo contro l’esercito austro – ungarico, neppure dopo la Strafexpedition
                    fossero stati realizzati gli opportuni interventi di fortificazione. Le sole opere
                    portate a termine prima della rotta di Caporetto si limitavano a una strada che
                    collegava il monte con Bassano, a una teleferica e a un acquedotto. Il generale
                    Assum metteva così in risalto la straordinaria, intrepida combattività delle
                    unità del XVIII Corpo e della XVII divisione che ressero lo scontro contro le
                    preponderanti forze nemiche anche senza un’adeguata dotazione di armi e di
                    munizioni e contribuirono in tal modo a tutelare le province venete dall’inva-
                    sione austro - tedesca e probabilmente a salvare l’Italia e le sorti della guerra.


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                    LE CONDIZIONI DELLA PRIMA DIFESA DEL GRAPPA


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                      Il compito affidato al 18° corpo e alla 17  divisione era arduo perché il
                    Grappa, pur essendo la parte più vitale della intera fronte di battaglia, ne rap-
                    presentava per contro il tratto meno protetto e fu quello più fieramente inve-
                    stito.
                      La lotta si impegnò, infatti, in condizioni di assoluta inferiorità di truppe
                    e di mezzi contro un nemico forte e pieno di baldanza, che aveva tutta l’i-
                    niziativa delle operazioni, volontà decisa e, soprattutto, bisogno di giungere
                    rapidamente alla meta.
                      E nessuna speranza di prossimo soccorso si poteva nutrire. La lotta si svol-
                    se in un’atmosfera d’angoscia e fu disperata e senza quartiere.
                      Il terreno, nudo sui culmini e sulle dorsali, era facile preda dell’artiglieria
                    nemica e i boschi, di cui la montagna era rivestita sui versanti e nelle valli,
                    offrivano alle fanterie avversarie ottima copertura per l’avvicinamento.
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