Page 42 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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40 Dalla Battaglia D’arresto alla Vittoria
apparsi al suo tergo (evidentemente sboccati da Casoni Solarie e saliti forse
lungo il rovescio di M. Piatto), attaccato sul davanti da masse imponenti, ab-
bia fatto fronte a Sud, aprendo una falla, nella quale di corsa sono precipitati
i Tedeschi.
Dalla cresta del Nachnoi i Tedeschi hanno spinto i loro reparti sul rovescio
del Kolowrath a destra e a sinistra, aggirando da una parte il 214° per con-
giungersi con le forze tedesche scendenti dal Podklabuk e, dall’altra, correndo
senza respiro lungo il rovescio a nord, verso Luico, fin quasi al Matajur.
Così è caduto, pezzo per pezzo, questo meraviglioso baluardo naturale:
le truppe nostre, inchiodate al loro posto, nelle trincee prospicienti l’Isonzo,
sono state catturate, senza che i Comandi avessero tempo o modo di prendere
provvedimenti.
...Passano più di tre ore di agonia: il nemico ci bersaglia dall’alto, dal bas-
so, da sinistra; ma a destra il passo di Zagradan è tenuto sgombro dai nostri
fucili e dalle nostre mitragliatrici.
Ormai il nemico ci è vicino, vicinissimo, a non più di cinque o sei metri;
non Io vediamo, ma sentiamo, nei rari istanti di silenzio, il suo frusciare tra le
alte erbe; e noi non riusciamo che a sparare qualche innocuo colpo, il quale ci
procura repliche sanguinose.
Che si fa? Che si fa?
Io sono nuovo alla guerra, non mi intendo di tattica, ma capisco una cosa
sola: che qui non si deve restare. Grido concitato al mio Comandante che noi
possiamo ancora tentare la fuga, precipitandoci giù lungo il rovescio a colpi di
baionetta, sotto la protezione delle nostre ultime mitragliatrici.
Pompizii mi dice, seccamente:
«Hai ragione. Ma io ho ordine di non ripiegare a nessun costo. Eppoi di qui
non si esce più. Guarda, guarda».
Anche sul rovescio di Passo Zagradan qualche elmetto nemico accenna: e
subito una raffica micidiale ci prende pure da destra.
Che fare? Che fare?
Intorno a noi, alcune centinaia d’uomini, appollaiati fra le pieghe della
vasta montagna, frazionati in piccoli gruppi, si dibattono nell’orribile nostra
situazione.
Soltanto, durante qualche brevissima pausa di fuoco, si ode un rauco grido.
Sto attento: è l’invito alla resa: «Heraus!».
Rispondiamo con tutte le nostre munizioni; dopo qualche diecina di minuti
le mitragliatrici nemiche tacciono e quel grido, che sembra un urlo di civetta
malaugurosa, si ripete stridente:
«Heraus!»