Page 81 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia  79

                                               Valentino Coda

                       Mi percuote l’orecchio un grido inaspettato e

                                   quasi festante: Viva l’Italia!





                       Valentino Coda descrisse la ritirata della sua divisione, la 44ª, un lungo
                    ripiegamento che si protrasse dal 25 ottobre al 5 novembre quando finalmen-
                    te fu raggiunto il Piave. Le unità sbandate furono successivamente inviate a
                    riordinarsi e a ricostituirsi a Parma. Il volume, uscito nel 1919 a pochi mesi
                    della conclusione del conflitto, dunque una sorta di istant book, evidenziava,
                    soprattutto nel Preambolo, il trauma profondo che segnò l’animo dei combat-
                    tenti in quei 41 mesi di guerra. La testimonianza di Coda offriva così, accanto
                    a una dolente narrazione dei fatti, un’interpretazione della realtà della guerra
                    che si discostava dalla memorialistica celebrativa coeva. L’orgoglio di aver
                    contribuito con il proprio impegno alla vittoria finale delle armi italiane non
                    sembrava per nulla mitigare la stanchezza e l’orrore per l’esperienza vissuta.
                    La sua scelta di dare alle stampe una rielaborazione degli appunti presi nervo-
                    samente con la matita, su brandelli di carta che mi ritrovavo in tasca inten-
                    deva preannunciare il proprio impegno per costruire un futuro in cui la possi-
                    bilità di un’altra guerra mondiale fosse tanto remota quanto la possibilità di
                    una conflagrazione intersiderale. Anche nella narrazione della ritirata verso il
                    Piave, alla vista dei civili che abbandonavano nel disordine più completo con
                    le loro case un pezzo della loro vita, Coda riprendeva e rinforzava le sue invet-
                    tive contro la guerra: il mostro antropofago, non pago delle ecatombi che gli
                    abbiamo finora immolato, si avventa sugli inermi, sulle donne, sui bambini.
                    Il racconto dell’esercito in ritirata era un crescendo di cupo pessimismo: non
                    più soldati, turbe, non più uomini, mandria. Poi, finalmente questa visione
                    apocalittica si stemperava, dopo il passaggio del Tagliamento, un valico che
                    rappresentò il primo atto della ripresa. Il finale del libro celebrava così, non
                    senza retorica, ma con sincera partecipazione, la ripresa morale dell’esercito
                    tornato a resistere con tenacia e a contrattaccare con impeto. Prima dei festeg-
                    giamenti della vittoria più bella di ogni speranza Coda tornava a sottolineare
                    quale fosse stato l’errore più tragico dei comandi, quello che aveva sostituito
                    alla disciplina della convinzione e alla coscienza del dovere…il ferreo giogo
                    del terrore, i metodi dello sfruttamento e della brutalità. Questa era stata, se-
                    condo lui, la principale causa della rotta di Caporetto.
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