Page 83 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia  81

                    sangue gronda il serto che noi abbiamo cinto finalmente alla Patria. Se tutti
                    coloro che stettero, veggenti e coscienti, nelle file dell’Esercito fuggiasco, fa-
                    cessero come me, scrivessero con rude e disinteressata franchezza tutto quel-
                    lo che hanno veduto e sentito, ne risulterebbero gli elementi di un processo
                    completo, la cui morale non gioverebbe soltanto a rischiarar l’innocenza degli
                    innocenti e a fulminare il castigo sui colpevoli.
                      Crederò inoltre di aver fatto opera non bassa, se sarò riuscito a trasfondere
                    in qualcuno dei miei lettori il senso profondo di nausea e di aborrimento che
                    tre anni di guerra mi hanno lasciato nell’anima. Il più prodigioso dei sofisti,
                    Proudhon, ha dettato tre volumi (che talvolta ti domandi se non sono intessuti
                    di bieca ironia) per esaltare e magnificare la guerra. La letteratura, la poesia,
                    il teatro, i libri di scuola crescono le folle, crescono l’infanzia nel culto mo-
                    struoso della guerra.
                      Veduta da lontano, la guerra può avere una tinta di ideale cavalleresco per
                    le anime entusiaste, e una specie di prestigio coreografico per gli esteti. Biso-
                    gna che le generazioni venture imparino dalla nostra generazione che nulla è
                    più falso di quel fascino, e che nessuna leggenda è più grottesca di quella che
                    attribuisce alla guerra una virtù qualsiasi, un’influenza qualunque sul progres-
                    so, un’educazione che non sia di crudeltà, di involuzione, di istupidimento.
                      Spogliata delle sue magiche attrattive, Bellona è più schifosa di Alcina,
                    e i giovani che son morti fra le sue braccia, hanno rabbrividito di orrore al
                    suo contatto. Noi dovemmo prendere le armi, perché la pazzia di un siste-
                    ma internazionale fondato sul terrore che le nazioni si incutevano a vicenda,
                    doveva fatalmente approdare alla guerra. I tedeschi, di tutte le razze la più
                    sordidamente arretrata, ne dettero il segnale: i popoli presi alla gola furono
                    costretti a difendersi, e Dio mi guardi dal deplorare oggi, dopo averla invocata
                    e affrettata con tutte le mie forze quando le sorti potevano volgere a sinistra,
                    la discesa in campo dell’Italia per la più santa delle cause. Ma noi avremmo
                    vinto invano, e ci dimostreremmo peggiori dei tedeschi se non ci dessimo a
                    lavorare con l’energia che nasce dall’urgenza e dall’immanità del pericolo,
                    per costruire un mondo in cui la possibilità della guerra appaia tanto remota
                    quanto la possibilità di una conflagrazione intersiderale.
                      Queste poche linee io dovevo ai miei lettori, a spiegazione delle mie inten-
                    zioni e ad esonerarmi da un ufficio di accusatore, per cui non ho né le attitudini
                    né i mezzi. Il solo merito che spero si possa riconoscere alla mia nuda cronaca
                    giornaliera, è quello della fedeltà: non potendo esser pittore, mi contento es-
                    sere fotografo. Et qui vidit testimonium perhibuit, et verum est testimonium
                    ejus. [E chi ha visto ciò, l’ha testimoniato, e la sua testimonianza è vera. Van-
                    gelo secondo Giovanni, 20, 35].
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