Page 85 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
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1917. La rotta di Caporetto, L’inCreduLità e L’angosCia  83

                    bastanza per farsi ammazzare. Questa idea mi suggerisce il presentimento che
                    oggi ci sarà battaglia, e non improbabilmente le mie stanche ossa troveranno
                    qui un giaciglio definitivo. Scrivo a casa una lunga epistola testamentaria, e la
                    inaffio di tutte le mie lagrime.
                      Piango, naturalmente, su me stesso. Non c’è nulla che sprema così facil-
                    mente le lagrime come l’appello dell’egoismo. Io ho veduto cadere al mio
                    fianco compagni ed amici, ho contemplato agonie strazianti, e più straziante di
                    tutte, l’agonia della Patria, né ho sparso una lagrima. Adesso che m’immagino
                    di perdere una vita da cui tutte le gioie sono sfrondate e su cui si accatastano
                    tutte le sofferenze fisiche e morali, i miei cigli sono due grondaie.

                         A voi, fra quante
                         stirpi il cielo avvivò, soli fra tutte,
                         figli di Prometeo, la vita increbbe.
                         A voi le morte ripe,
                         se il fato ignavo pende,
                         soli, o miseri, a voi Giove contende.
                                                                               [Giacomo Leopardi, Bruto minore]




                      ore 14. — Dopo una sobria refezione, di pane e carne conservata (il cui
                    gusto è buono la prima volta che l’assaggi, il secondo giorno ti ripugna), esco
                    sulla strada che scende, con dolce declivio, dalla sella di Subida verso Cor-
                    mons e verso l’antico confine politico, e che da stamane è incessantemente
                    pervasa da un fiume umano. Sono truppe di tutte le armi, reggimenti di tutti i
                    numeri, che si ritirano dopo o senza aver combattuto, la più parte in disordine.
                    Però gli ufficiali sono ancora alla testa delle compagnie, i soldati hanno tutti il
                    fucile; il più brutto sintomo sprizza dai loro occhi inquieti di bestie inseguite
                    e dall’insolita celerità della marcia.
                      Dalle colline a destra e a sinistra dell’angusto passo di Subida, i soldati
                    della nostra Divisione vedono andarsene tutto un esercito, e non è difficile
                    che l’idea paurosa di rimanere gli ultimi, di essere sacrificati venga minando
                    il loro spirito.
                      Nessuno confessa il suo occulto timore, ma tutti lo sentiamo agghiacciarci
                    l’anima: se i soldati ci sfuggissero di mano? Da tre giorni una voce nefasta,
                    certo una calunnia ci sussurra negli orecchi che Caporetto è opera dei soldati...
                    che la sobillazione faziosa ha ottenuto il suo intento, l’esercito non si batte più.
                    Contro questa insinuazione il nostro onore si solleva in un impeto di sdegno;
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