Page 90 - Dalla Battaglia d'arresto alla Vittoria - La storia e le emozioni attraverso le testimonianze dei protagonisti
P. 90

88                         Dalla Battaglia D’arresto alla Vittoria

                                                      ]



                     30 OttObre — Notizie tragiche giungono dalla fronte orientale. Il nemico
                  calpesta il suolo della patria, soldati gettano le armi.
                     Qui, nulla. Vigilia che s’attedia di malinconie burocratiche, attergati e cir-
                  colari, pedanterie di comandanti nevrastenici, buffe pretese di superiori che
                  non ci riesce di stimare.
                     Non sappiamo più nulla di quello che succede. Né posta né giornali né
                  comunicati, solo notizie sgangherate arrivano, impossibili di successo o an-
                  gosciose di rotta. Ponti troncati, dietro a noi, ogni legame tagliato, soli noi e il
                  nostro aspro compito quando il nemico urgerà. La solitudine fosca di questa
                  neve è tutto il nostro mondo ormai. Ma i soldati di Busa tutti friulani, e qual-
                  cuno dei miei ufficiali, Romanin da Forni Avoltri, Scarpa da Udine, De Fanti
                  da Agordo, ignorano tutto della loro famiglia; ma i miei soldati, tutti cadorini
                  e bellunesi, presentono il rischio che batte alle loro case e si radunano, a sera,
                  sulla cima più alta a intendere l’orecchio e l’animo verso quelle lontananze.

                                            O tu stele, biele stele,
                                           va, palese il mio destin,
                                          va daùr di che’ montagne,
                                           là ca l’è il mio curisin...

                     Taciturnità alle mense, ricerca del grappino ma solo per deviare le idee,
                  impressione di inutile di triste d’irrevocabile — come quando nel pomeriggio
                  d’inverno giunto sotto la cima scivolai sul ghiaccio liscio fino al fondo della
                  parete, e mi toccò ricominciare l’ascesa.

                  9 nOvembre
                     Senza combattimento dobbiamo abbandonare le belle lince munite, gli ap-
                  postamenti, tutta la nostra opera di tre mesi, le baracchette in cui già si pregu-
                  stava l’ovattato assedio della neve.
                     Stasera nevica con infinita tristezza, senza vento, sulla linea che s’ammanta
                  di suprema bellezza — per il commiato. I soldati montano taciturni per l’ulti-
                  mo turno di vedetta. La notte è già corsa da bagliori improvvisi; i soliti incendi
                  delle ritirate. Come l’anno passato.


                  10 nOvembre
                     La nevicata ha cessato. Tutto il giorno, nel desolato disordine delle cose
                  che si abbandonano — marcia tortuosa— brontolando, noi e le truppe a cui
   85   86   87   88   89   90   91   92   93   94   95